Regia di Gianni Di Gregorio vedi scheda film
La genuinità è il tratto distintivo del cinema di Di Gregorio. Il modo in cui decide di esporci la quotidianità di un uomo di mezza età, intrappoltato nella vita limitata che la sua mente limitante ha scelto per lui, in cui accudire sua madre, una nobildonna ormai in miseria, e inventare espedienti per sopravvivere, sembrano essere i suoi due unici obiettivi di vita, oltre a quello di scolarsi litri e litri di vino rigorosamente bianco, intrattiene in modo piacevole e spiazza per la veridicità con cui ci offre, senza mezzi termini, il sapore dell'amaro che si cela in quel vivere quell'esistenza inconcludente.
Sfruttando una storia semplice, ambientata in una Roma svuotata dalle ferie estive, che non può non ricordare quella di Caro Diario di Moretti, con tanto di giro in vespa, Di Gregorio ci trasporta nella semplice vita di quattro anziane signore, costrette ad una convivenza forzata che inizlamente creerà dissapori che si tramuteranno in amicizie che costerà caro riuscire a mantenere.
L'esordio alla regia di Gianni Di Gregorio ci proietta in una sorta di mokumentary, forse anche per la scelta di attrici e attori non professionisti, che riducono al minimo la recitazione, limitandosi ad essere se stesse dando al racconto quell'impronta di veridicità e freschezza che solo la spontaneità riesce a trasmettere.
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