Regia di Gianni Di Gregorio vedi scheda film
Pranzo di Ferragosto è un film di borderline, di perdenti, di elementi 'fuori', fuori prima di tutto dalla società, per motivi diversi. Gli anziani non più produttivi sono out perché un peso e tutti li vogliono 'sbolognare' compresi i figli e poi ci sono i disagiati che non riescono e/o non vogliono integrarsi, vuoi per problemi di alcolismo, vuoi per altri motivi. Dunque ci troviamo di fronte ad una commedia capace di gestire i personaggi in modo delizioso, d'altronde il regista esordiente è un attore e recita egli stesso nel ruolo chiave del plot, senza mai essere tentato da diventare il mattatore/dominatore dello schermo. No al patetico, no al pugno nelle stomaco fin troppo facile, Gianni di Gregorio sceglie la strada più difficile: raccontare sdrammatizzando con sensibilità e rispetto delle sensazioni, degli stati d'animo, delle evasioni. E la voglia di evadere dalla propria condizione, laddove gli anziani trasformano lo scontro in un incontro perché si uniscono nel passato dei ricordi e condividono il loro percorso negli anni, gli altri caratteri di mezza età non riescono a comunicare e per fuggire dalla realtà sono disposti a mentire spudoratamente. L'autore ponendo come esempio la generazione nata nei 20/30, mette in discussione la propria, dominata dall'incomunicabilità e dai piaceri effimeri e in quel finale in qui Gianni viene pagato, c'è il guizzo amaro che ci voleva. Non c'è la disgrazia, la sciagura che risveglia dai toni comici, come capita tante volte in storie del genere, no, c'è questo amarissimo gesto, per un titolo velocissimo, ben fotografato, 'pasoliniano' e ottimamente interpretato: insomma un gioiellino.
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