Regia di Gianni Di Gregorio vedi scheda film
Gianni Di Gregorio racconta di aver accudito da solo la mamma anziana e di essersi trovato, moroso di fronte all’amministratore del condominio, con la richiesta di accogliere in casa propria anche la madre di quest’ultimo per alcuni giorni d’estate. Rifiutò l’offerta ma si è spesso chiesto cosa sarebbe successo se avesse acconsentito e da questo spunto nasce un piccolo ma brillante film in cui Gianni accetta, per via dei debiti, di accudire, oltre alla madre, altre tre anziane signore nel suo appartamento romano tra il 14 e il 15 agosto. Se già la mamma è problematica, con i suoi atteggiamenti raffinati ma anche capricciosi, la situazione si fa complicata aggiungendo un’arteriosclerotica che ripete spesso le stesse cose, una testarda signora che vuole sentirsi di nuovo libera e giovane, e la madre del dottore, cui il figlio ha imposto una rigida tabella medicinale e dietetica. Interpretato dal regista insieme ad alcuni amici e ad attori non professionisti (tolto Alfonso Santagata nei panni dell’amministratore), Pranzo di Ferragosto è un piccolo film, intorno ai settanta minuti di durata, dalla base narrativa minuta ma con una sorprendente aderenza ai personaggi, tratteggiati con empatia nei loro piccoli vizi e manie, non però senza una punta di cattiveria e disillusione. Se i parenti infatti non vogliono avere intorno le venerande signore, anche queste ultime sono tutt’altro che ansiose di tornare in famiglia e si godono la piccola libertà della compagnia reciproca e di una trasferta dalla monotonia di tutti i giorni. Di Gregorio è principalmente uno sceneggiatore, ed esordisce qui alla prima regia dopo aver fatto da aiuto a Matteo Garrone (produttore del film) sui set di L’imbalsamatore e Primo amore e aver cosceneggiato Gomorra. La capacità di tenere in piedi uno spunto forse più da cortometraggio segnala un talento non comune nella direzione degli attori e nella scrittura, certo minimalista, ma distante dai logori interni di tanto cinema italiano.
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