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Pranzo di ferragosto

Regia di Gianni Di Gregorio vedi scheda film

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La recensione su Pranzo di ferragosto

di mc 5
8 stelle

Questo piccolo film di appena 75 minuti deve possedere qualche capacità terapeutica se è vero che dopo questa iniezione di serenità ciascuno di noi non può che sentirsi meglio. E non sono parole retoriche, si tratta davvero di un film che regala qualche momento di benessere, di autentica serenità, di attitudine al sorriso. E' chiaro che non siamo di fronte ad un capolavoro, ma ad un minuscolo inestimabile gioiello, questo sì. E dopo questa sublime visione, si è portati a qualche considerazione a ruota libera...Per esempio che, allora, è vero che non solo i nostri cugini francesi sono capaci di realizzare film umoristici dotati di una comicità leggera e profondamente umana...O anche che, allora, è vero che noi italiani possiamo provare a mettere in scena situazioni e personaggi VERI, come Veri lo erano quelli portati sullo schermo dai grandi registi della Commedia all'Italiana. Perchè, adesso ditemi voi se questo piccolo filmetto non potrebbe rappresentare uno di quegli episodi collocati all'interno di uno di quei film fra i '60 e i '70 in cui venivano raccontati gli italiani, coi loro pregi e difetti. E a quel punto uno s'incazza anche un pò, se gli capita di comparare l'Italia di cui qui viene raccontato un piccolo ma delizioso spicchio con l'Italia cafona dei Vanzina o dei Neri Parenti...e viene da maledire le bonazze, i ragionieri allupati e gli industrialotti sbavanti che popolano le crociere estive e i cinepanettoni dei Vanzina. Il garbo e l'umana serenità che caratterizzano questo film sono qualcosa di incredibile; il tocco leggero, la lieve malinconia che lo pervade, la dolente ma serena visione di vite la cui avanzata maturità non significa solo ricordi ma soprattutto ricchezza interiore che dà stimolo ad andare avanti: tutto ciò rende questa pellicola imperdibile. Bravo, bravissimo Gianni Di Gregorio, che ha scritto, diretto e interpretato (poteva fare di più? no, evidentemente) quest'opera. Da un grande capolavoro ("Gomorra" di cui Di Gregorio è co-sceneggiatore) a un minuscolo capolavoro: così potremmo sintetizzare il percorso professionale di Di Gregorio (che peraltro aveva già lavorato come aiuto-regista con Garrone sia ne "L'imbalsamatore" che in "Primo amore" ). La storia narrata è minima ed essenziale: in pieno agosto, sullo sfondo di una Roma semideserta e torrida, un uomo di mezza età si ritrova quasi per caso ad ospitare nella sua abitazione tre arzille e incontenibili vecchiette, che fanno quattro con l'anziana madre con cui il protagonista convive praticamente da sempre. Il film, pur nella sua breve durata, offre diversi spunti di riflessione. Pensiamo per esempio allo sguardo malinconico ed estremamente affettuoso di Di Gregorio verso la sua amata Roma trasteverina: quel piccolo negozio di vini diventa un punto di vista sul mondo, ma in particolare su un quartiere (e una città) che sta cambiando, assediata dai turisti e dalle nuove etnìe, e della cui fragile memoria Gianni (assieme all'amico detto "Vichingo") assurge al ruolo di testimone. Gianni può permettersi di osservare e giudicare il suo quartiere in fase di trasformazione, perchè è persona che sa ascoltare e cerca di capire gli altri, in una civiltà dove ascoltarsi e capirsi si fa sempre più problematico. Pensiamo alla pazienza infinita di quest'uomo, e al suo infinito buon senso, eppure anche queste sue doti vengono letteralmente travolte e sovrastate dall'immensa carica vitale delle quattro anziane signore. Lui sfiancato, loro esuberanti: questa è la bizzarra realtà che manda in visibilio il pubblico. A parte la sceneggiatura e la regìa (campi che Di Gregorio aveva già bazzicato) a me pare che anche il suo debutto come attore non sia affatto male. Per lui non dev'essere stato facilissimo dirigere e gestire le quattro vivaci signore, veramente quattro persone splendide, al punto che dopo la visione viene quasi voglia di abbracciarle con tenerezza. E viene da pensare, giusto un flash, a come in questi anni il Cinema ha raccontato gli anziani: di sicuro, in questo ambito, il film ha compiuto un piccolo miracolo, unendo il Rispetto all'Amore verso chi è arrivato alla fase finale della propria esistenza.
E la cosa più bella è che il tutto suona dannatamente autentico e sincero.
Voto: 9 e 1/2

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