Regia di Abbas Kiarostami vedi scheda film
Rivisto in DVD, ha confermato la mia ammirazione per le qualità interpretative della Binoche, ma anche la delusione provata alla sua uscita italiana nel 2012.
Uno scrittore inglese, James Miller (William Shimell), presenta in Toscana la traduzione italiana dell’ultima sua opera, Copia conforme, che tratta della copia nell’arte e del suo rapporto coll’originale, ad una conferenza cui parteciperà Elle (Juliette Binoche) che ottiene un appuntamento da lui, per fargli visitare la propria galleria d’arte in cui sono esposte opere originali d’epoca, ma anche falsi. Dalla galleria, i due si spostano in un paese vicino, Lucignano, continuando a discutere su verità e finzione nell’arte, ma allo spostamento geografico sembra corrispondere un vero e proprio slittamento dell’oggetto della discussione. I due in un bar vengono scambiati per marito e moglie e stanno al gioco, fingendo di esserlo ed esprimendo in tal modo la loro visione dell’amore e del matrimonio.
Occasione della discussione più accesa sembra essere la celebrazione di alcuni matrimoni nella sala comunale della cittadina toscana, scaturita dall’osservazione di un gruppo scultoreo (che lo spettatore vede solo di riflesso) che rappresenta un uomo e una donna in atteggiamento diversamente interpretabile, tant’è che nell’atteggiamento di abbandono fiducioso tra le braccia dell’uomo, Elle intravede la rappresentazione “vera” del rapporto matrimoniale ideale, mentre James intravede uno stereotipo banale del rapporto di coppia, cui paiono ispirarsi anche le coppie “seriali” dei novelli sposi.
Kitsch, dunque, non è solo la riproduzione seriale dell’oggetto d’arte e della finzione creativa, ma anche il comportamento degli uomini e delle donne che a quella stessa arte si ispirano e che, proprio per questo, faranno prima o poi i conti con la realtà dura della vita e dei suoi problemi.
Se, come credo, il senso del film è fondamentalmente questo (credo tra l’altro che non per nulla il nome della donna, Elle, sia in realtà un non-nome, un nome che non individua), mi sembra un po’ velleitaria la sua realizzazione: tutta la discussione fra i due mi è apparsa artificiosa, inutilmente rivendicazionista nella parte di Elle, che assume soprattutto il ruolo della risentita accusatrice, con una insistenza aggressiva e un po’ petulante, e spiega troppo poco lo sciogliersi del tutto nel finale da commedia.
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