Regia di Abbas Kiarostami vedi scheda film
Riflessione sul concetto di copia, che in Kiarostami diviene quasi un sinonimo di specchio.
I due personaggi principali del film fanno una copia di loro stessi e si inventano in quanto coppia, ma solo per affrontarsi tramite lo specchio dell'altro. Non c'è vera comunicazione tra i due, ma solo un viaggio introspettivo agevolato dalla finzione a cui si prestano (non sono temi nuovi: Bergman dice niente?).
Una copia può avere lo stesso valore di un originale, o forse anche maggiore, perché dell'originale non ne mantiene l'onerosa unicità. Allo stesso modo immaginare una relazione con uno sconosciuto/a su cui duplicare l'immagine del marito/moglie ha lo stesso valore che affrontare il marito/moglie direttamente, ma con la fortuna di poter "sperimentare" senza compromettere l'originale.
Infondo è la storia di ogni pellicola cinematografica, copia conforme che ammiriamo come fosse originale e che, se ben orchestrata, ci permette di conoscerci meglio (ma ogni copia in verità è un originale con una vita e un decorso propri).
Per Kiarostami le copie sembrano avere un grande valore proprio in quanto ci permettono di andare a fondo in noi stessi, eliminando quegli scrupoli che potremmo avere di fronte ad un pezzo originale.
In una scena la Binoche chiede ad una coppia di passanti di giudicare un'opera d'arte. Di fronte a lei la donna esprime un giudizio con naturalezza, semplice ma sensato. Quando viene introdotto Shimmel, nella finzione autore di un libro d'arte (il Copia conforme del titolo), la stessa donna commenta la statua in modo completamente diverso, cercando di compiacere l'uomo di cultura ma finendo per contraddirsi.
Di fronte ad oggetti/persone cui diamo molto valore è difficile esprimere se stessi con naturalezza: di qui il bisogno, la necessità di copie conformi cui relazionarci, come in uno specchio.
Se il film di Kiarostami ha un difetto, pur nel mirevole e raffinato gioco di riflessi che mette in scena, è quello di perdere parte della sua forza in rohmerismi che poco gli si addicono, dando luogo ad un kammerspiel all'aperto che, nelle mani di un Bergman, avrebbe potuto essere un capolavoro e invece è un compromesso che getta un po' d'ombra sul proverbiale rigore di Kiarostami (come se cambiando continente avesse dovuto anche cambiare parte del suo stile).
Copia conforme è un'opera che si ama troppo col cervello e troppo poco col cuore.
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