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35 rhums

Regia di Claire Denis vedi scheda film

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La recensione su 35 rhums

di alan smithee
8 stelle

 

La banlieue immensa che cinge Parigi, quella operaia, dei disoccupati o della bassa manovalanza che lavora una vita e poi scopre di non avere una propria vita privata compiuta e realizzata, è spesso protagonista, più che un semplice luogo d'azione, o di contorno, dei film della apprezzata regista francese Claire Denis.

Ciò che in 35 Rhums risulta nuovo o quantomeno insolito è l'approccio insolitamente tenero e nostalgico che la regista sceglie di condurre nel raccontarci una storia di vicinato, di anime malinconiche che fanno ritorno nei loro appartamenti quando ormai l'imbrunire si confonde con l'oscurità delle gallerie dei metrò.

Un padre vedovo ma ancora in forma ed una ventenne sua figlia vivono una vita di routine tra lavoro e qualche bicchiere tra colleghi il primo, e tra lavoro e studio la seconda.

Una simbiosi quasi perfetta che dà sicurezza alla figlia, ma preoccupa il padre, che si sente in colpa e si considera come un blocco, un vincolo ai danni del futuro e delle occasioni che potrebbe avere la figlia.

Intanto la vita condominiale si consuma la sera con piccoli gesti di cordiale convivialità, grazie ad una tassista sola ma gentile che si offre di portare alcuni dei vicini ad un grande concerto che si terrà una delle prossime notti. Nell'attico poi, un aitante vicino di casa fa da tempo la corte alla nostra protagonista, che si lascia coinvolgere in corse mattutine ed altre iniziative, senza tuttavia mai cedere definitivamente facendo coinvolgersi in una situazione sentimentale che parrebbe naturale tra i due.

Tenerezze, attese, speranze che sembrano vane: non è più tempo per festeggiare nei bar con quei 35 bicchieri di rum a cui allude il titolo. O forse si, se alla fine una piccola serie di circostanze concomitanti, apparentemente innocue o banali, finisce per favorire ed incoraggiare un distacco che sembra crudele, ma è necessario e vitale per evitare di sacrificare o non far esprimere a dovere due esistenze solo apparentemente inscindibili come quella di un padre affettuoso e di una figlia altrettanto partecipe.

Alex Descas e Gregoire Colin sono le costanti inevitabili del cinema di Claire Denis, e parte di un cast variegato perfetto e affiatato che dà vita ad un'opera corale tenace ma pacata che ci fa scoprire quel lato nostalgico ed intimista che non conoscevamo a proposito di una personalità registica nota per la durezza, se non la crudezza delle sue posizioni e degli argomenti che la contraddistinguono.

In 35 Rhums tutti i protagonisti, o quasi, riescono a trovare una soluzione, una via che possa in qualche modo realizzarli, o magari accomodare crucci o nevrosi, difficoltà esistenziali o incapacità a cogliere le possibilità di svolta quando è l'ora di afferrarle al volo.

Ad inizio film sia il padre che la figlia acquistano contemporaneamente un bollitore per alimenti, in sostituzione di quello precedente, evidentemente rotto. La figlia non osa dire al padre che lo ha appena acquistato pure lei e lo nasconde, utilizzando quello rosso fiammante del padre.

Alla fine, quando tutto sarà chiarito tra i due, ecco che anche il secondo elettrodomestico potrà apparire e farsi spazio al primo, perché i segreti e il non detto generano solo incomprensioni e perdita di tempo.

Claire Denis firma un piccolo gioiello di intimità e sentimento che - grazie anche alle sue musiche soffuse, accattivanti, ma mai ruffiane, grazie all'atmosfera intima alla quale ci permette di accedere come spettatori partecipi e non semplici voyeurs - lascia il segno nello spettatore e risulta piacevole e necessario come una bevanda calda che ci soccorre e ci scalda in una buia e fredda mattina, aiutandoci a ripartire e ad affrontare la giornata.

 

P.S.: nelle foto qui sopra, ove appare erroneamente l'indicazione dell'attore Eriq Ebouaney, in realtà si tratta del protagonista Alex Descas, presenza costante nel cinema di Claire Denis.

 

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