Regia di Fernando Di Leo vedi scheda film
Uno dei primi lavori di Di Leo, già padrone dei propri mezzi, ma ancora piuttosto incerto su ciò che volesse effettivamente fare: se da un lato ne La bestia uccide a sangue freddo c'è la carica emotiva del thriller sull'omicida seriale, con una puntina di horror in aggiunta, dall'altra tutta la tensione è annientata completamente dalle frequenti, ripetute scenette sexy che oltrettutto risultano assolutamente superflue ai fini della trama. D'altronde quando fra gli interpreti ci sono Rosalba Neri, Margaret Lee e Monica Strebel (già in Brucia, ragazzo brucia, di Di Leo, 1969) è difficile immaginare un film completamente sobrio e casto, soprattutto in un 1971 che vede esponenzialmente crescere la presenza dei nudi sul grande schermo (l'anno, non per caso, del Decameron pasoliniano). Ma il vero protagonista sul cartellone - e non nei fatti, dove ha un ruolo effettivamente marginale - è Klaus Kinski, che in quel periodo non disdegnava ruoli adeguatamente remunerati, anche se di serie B, nel nostro florido cinema; per lui la consacrazione internazionale è dietro l'angolo, con Aguirre, furore di Dio che Herzog girerà l'anno successivo. Sceneggiatura di Nino Latino e del regista, anch'egli a un passo dalla svolta: il suo prossimo lungometraggio sarà infatti Milano callibro 9 (1972). 4,5/10.
In un ospedale psichiatrico femminile, fra aspiranti suicide e inarrestabili ninfomani, si aggira un serial killer, ancora più folle delle ospiti.
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