Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
La superlativa prova di Mickey Rourke è soltanto lo
smeraldo al centro della vetrina di questo bellissimo film di
Aronofsky che mi ha intrattenuto ed appassionato per un ora
e mezzo abbondante, suscitando in me parecchi spunti di
riflessione.
L'inizio del film è una stripe composta da articoli di
giornale, biglietti marcati, posters ed ogni ben di Dio che
certifica le imprese sul ring del nostro eroe o per meglio
dire antieroe Randy the Ram, questa carrellata di immagini
ci racconta sotto i titoli di testa il recente passato della sua
carriera nel mondo del wrestling che come ci viene spiegato
non è un vero e proprio sport: è una recita ben archittettata
dai suoi attori che sono prima di tutto atleti ma seguono alla
lettera un vero e proprio copione nel quale sono previsti si
spargimenti di sangue, trucchi di scena e scorrettezze ma
poste in atto soltanto per soddisfare la sete di spettacolo e
violenza dello spettatore che è giunto in quel palazzetto non
tanto per godere di una vittoria sportiva ma di un paio d'ore
di corroborante sfogo dell'anima attraverso lo scontro corpo
a corpo fra i due lottatori.
La descrizione di questo ambiente è orchestrato in maniera
eccelsa dalla messa in scena assolutamente realistica e
credibile di Aronofsky, che si concede anche un intrigante
vezzo stilistico mostrandoci lo svolgiento di un match partendo
dalla coda, ossia dai corpi sanguinanti e sudaticci di Randy e
del suo avversario per poi ricostuire il tutto attraverso dei
flashback potentissimi che sembrano provenire dalle immagini
di repertorio di una emittente sportiva.
Su questo sfondo ci viene raccontata la storia di Randy, un uomo che ha trovato ben poche soddisfazioni al di fuori del ring e che a causa della implacabile scure del tempo comincia a non poter più sostenere lo sforzo fisico necessario per rendere credibile il suo spettacolo, sta proprio qui il senso
di quest'opera: il tentativo commovente e disperato di ricostruire o rispolverare una vita segnata da una professione che ti costringe a girovagare trascurando gli affetti importanti della famiglia, senza garantirti una vecchiaia tranquilla, posta la condizione che si riesca a raggiungerla la vecchiaia dato che lo sforzo fisico, i colpi ricevutie l'assunzione di anabolizzanti e droghe varie segnano in maniera implacabile l'integrità fisica del wrestler.
La caratterizzazione di Randy è molto interessante, non
è solo un ammasso di muscoli anabolizzati, è anche un
uomo sensibile consapevole dei suoi errori e dell'impossibilità di abbandonare quel mondo così violento davanti agli spettatori ma pieno di solidarietà e umanità dietro le quinte,
la prova di Rourke in questo senso è superlativa perchè nonostante l'apparenza di un omone dal volto tumefatto ci
si affeziona molto al suo personaggio che ricade spesso in antichi errori ma cerca comunque di evitare di commetterli
trovando un pò di affetto e conforto nella sua amica spogliarellista interpretata con grande bravura da Marisa Tomei che alla ragguardevole età di quarantadue anni mostra con disinvoltura un fondo schiena dal design di Giugiaro che poteva concorrere facilmente per la Coppa Volpi come
protagonista, ma fu giustamente assegnata ad un grandissimo Mickey Rourke nel ruolo della sua vita.
Randy the Ram non riuscirà a tagliare i ponti con quel mondo in cui devi ferirti uno zigomo con una lametta
nascosta sotto il polsino per detergere il sudore, è un
lottatore e quello è il suo mondo, nella vita sei quello
che fai e fai quello che sei, e a seconda di quel che fai
ti viene assegnata una clessidra del tempo in cui a volte qualche granello di sabbia rallenta un pò la caduta degli
altri ma che alla fine collassano tutti su loro stessi
come i giorni di Randy che non può far altro che scegliere
la lotta: non sapremo mai l'esito del suo ultimo scontro e il simbolismo delle immagini lascia spazio a diverse interpretazioni ma una sola certezza, che il destino di
Randy è quello di finire sul ring.
In conclusione consiglio la visione di questo film a tutti
anche se qualche scena richiede lo stomaco forte venata com'è dell'aspro realismo dettato dal genio di un Aronofsky
in grandissima ascesa artistica, regista da tenere d'occhio fortissimamente.
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