Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
La triste quotidianità di un vecchio campione di catch, a vent’anni di distanza dai suoi fasti: combattimenti-balletto che finiscono in orge di sangue, vagonate di farmaci di dubbia provenienza, lavoretti di fatica in un supermercato, incontri mercenari con una spogliarellista, alloggio precario in un camper. Un infarto pone fine alla sua carriera e lui cerca di riallacciare i rapporti con una figlia abbandonata anni prima, che giustamente lo odia; ma il destino lo riporta ancora una volta sul ring (“questo è l’unico posto dove non mi faccio del male”). Storia già vista varie volte, ma raccontata in modo vigoroso. Impressionante la prova di Rourke, la sua dolorante fisicità; fra lui e la Tomei non c’è in comune solo la solitudine e lo squallore esistenziale, ma anche e soprattutto l’esibizione professionale del proprio corpo: questa dovrebbe essere la base del loro idillio fra reietti, che però viene frenato dalla voglia di normalità di lei e sembra poter sbocciare quando è ormai troppo tardi.
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