Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
Rileggendo (e confermando) il mio giudizio pesantemente critico al recente “Black Swan”, alla luce di questo film devo comunque delle scuse al Mr. Aronofsky, col quale, dopo l’esilarante tortura inflitta alla Portman nel suo ultimo film, credevo di aver chiuso i conti già da subito. Invece con “The Wrestler” la riabilitazione è assicurata, seppure con qualche riserva. “The Wrestler” (il film) è tutto sulle spallacce del Wrestler protagonista e attore, un commovente (il primo) e sempre grande (il secondo) personaggio che con abilità raffinata Aronofsky appoggia delicatamente, come fosse una farfalla tra i fiori, nell’habitat rozzo e trucido del wrestling, creando un contrasto che sa di morbido ed è tenerissimo per tutto il film. Tutti i colorati peronaggi del “circo”, sono, visti da dietro le quinte, dei bravi ragazzi e nulla più, pronti a sacrifici disumani per far divertire quattro fessi per quattro soldi, e la figura del decadente Randy Jam Ram, mite come un agnello, intrappolato nel suo corpo di belva invecchiata, trova nel volto trasfigurato di un fantastico Rourke tutta la sua pienezza. Assodato che riprendere da dietro i personaggi in movimento è evidentemente un tratto dello stile di Aronofsky (l’avevo mal interpretata con Il Cigno Nero), gli resta però il difetto di non saper cesellare a dovere quelli che sono i rapporti tra i personaggi: anche qui, il legame tra Jam Ram e sua figlia e quello con la spogliarellista Pam (la splendida Marisa Tomei) sono solo abbozzati e grossolani, poco accurati, come se per la sceneggiatura fossero di peso, mentre credo che, se solo fossero stati approfonditi meglio, questo film sarebbe stato un vero capolavoro. Una doverosa citazione per l’ottimo finale, quello splendido salto col quale il mite Jam Ram raggiunge definitivamente se stesso e la sua vera dimensione di farfalla, fragile e sola.
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