Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
Mickey Rourke è Randy "The Ram" Robinson: in tutti i sensi. Il percorso umano seguito dal campione di wrestling al tramonto coincide spaventosamente con le vicende e la carriera del suo straordinario interprete. L'universo artistico di Aronofsky è quello di un cinema di pesante manipolazione, di eccessi, di paurose, frequenti e vorticose oscillazioni tra l'estetica kitsch ed i sublimi scarti poetici nella rappresentazione del dolore e del malessere: è un cinema che divora se stesso famelicamente e costantemente, quanto meno fino al suo capitolo più debole (L'albero della vita). Perchè qui, invece, Aronofsky sceglie di depurarlo da ogni scoria di magniloquenza. The Wrestler, infatti, è un film limpido, classico, essenziale. È la storia del riscatto di un perdente, delle cicatrici che devastano la sua pelle e il suo corpo imbottito di steroidi, di un padre che ha perso sua figlia ma cerca di riavvicinarla e di recuperarne l'amore, è la storia di un uomo che urla al mondo la sua disperata solitudine, di un uomo che scopre drammaticamente che la possibilità di tornare ad esistere dignitosamente e ad amare è ancora prepotentemente viva dentro di sè. È la storia di un uomo che decide, per tutto questo, di tornare dal suo pubblico e dai suoi affetti, di riprenderseli per tenerli stretti e non perderli più. Non importa come andrà a finire, non importa il risultato, non importa sapere di vincere o perdere. Quello che conta è essere tornati. Questo è il trionfo di Randy "The Ram" Robinson. E questa è la sua ballata.
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