Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
Il peso insostenibile di una vita da vivere nell'anonimato.Ora,dopo avere visto questo film e aver studiato quasi fotogramma per fotogramma la prova spaventosamente realistica di Mickey Rourke ,arrivo a capire tutto l'imbarazzo di Sean Penn quando gli hanno consegnato l'Oscar.Sapeva di non meritarlo.Non che Penn abbia demeritato,perchè la sua prova in Milk è notevolissima,ma qui siamo su un altro pianeta.Siamo nel pianeta dell'immedesimazione totale,nel pianeta in cui un film sotto mentite spoglie può raccontare la vita di qualcuno in maniera più vera del reale.Siamo su un pianeta in cui c'è un solo abitante:lui,Mickey Rourke e il suo corpo inadeguato,i suoi muscoli annacquati gonfiati di steroidi,le sue cicatrici memoria di una vita spesa pericolosamente(ma fingendo),la sua solitudine,quella dell'essere straordinario in un mondo di normali,ma quanto vorrebbe essere normale anche lui.Mickey Rourke non interpreta questo film E'questo film,lo fagocita con un solo sguardo,con una lacrima che scende sul volto tumefatto da una vita di sbagli(straordinarie le sequenze in primo piano quando esce con la figlia e ripercorre mentalmente tutto il suo passato da dimenticare),domina tutto anche di spalle quando la macchina da presa lo segue nella sua entrata sul ring.Questo è un film molto anni 70,la mente corre subito allo straordinario Fat City,sottovalutatissimo film di John Huston in cui si parlava di due pugili,uno al tramonto nella completa disillusione(Keach)e uno giovane di belle speranze(Bridges),seduti a fianco al bar,due facce di una stessa medaglia.Qui si parla di wrestling,un finto sport che in America ha milioni di proseliti,ma è lo stesso se parlassimo di boxe,o di rock.Randy The Ram è un wrestler che assomiglia a un rocker con i suoi capelli lunghi biondi,vive una vita ormai di memorie dei bei tempi passati,degli incontri leggendari avuti,sta un po'ai margini della società lavorando saltuariamente e combattendo nelle leghe minori,quelle con ring squallidissimi,piccoli e col poco pubblico che si accalca intorno.Il suo quotidiano è fatto di vecchi amici del ring ormai invecchiati appesantiti,di sale attrezzate per vendere qualche ridicolo gadget e fare qualche fotografia con la Polaroid d'annata,di giovani amici che lo fanno sentire ancora più inadeguato al tempo che vive(la sequenza dell'amico che gioca con lui al Ninetendo e gli fa notare che gioco vecchio sta giocando).Il nostro Randy è un freak dolente come detto già da altri,un solitario,vive in una roulotte,ha più cicatrici di un Frankenstein e come il mostro partorito dalla fervida mente di Mary Shelley ha difficoltà a capire il mondo che ha intorno.Lui e la realtà che lo circonda vanno ad una velocità diversa e lui è il classico tipo arrivato fuori tempo massimo all'appuntamento della vita.La sua mente è ottenebrata dai farmaci che prende allo stesso modo del fisico e del volto specchio di una vita condotta esageratamente .Il suo sguardo spento,il suo volto edematoso e tumefatto si mangiano il film,così come colpiscono i rapporti irrisolti con una figlia,Stephanie, di cui non sa assolutamente nulla(vista la sua assenza) e quello con una lap dancer di un locale che frequenta,Pam/Cassidy(una Marisa Tomei che a 44 anni suonati si mostra generosamente anche perchè ha il fisico di una ragazzina,ma chi è il suo personal trainer?),che con lui condivide la tendenza a vivere da perdente.Perchè Randy vince sempre sul ring ma perde costantemente nella vita dove non riesce a combinarne una giusta.E le cicatrici continuano ad accumularsi fino a colpire anche il cuore.Il suo cuore malandato non ne può di vizi,di esagerazioni,di un esistenza vissuta sempre con l'ausilio di farmaci proibiti e alla fine avverte Randy di smetterla.Ma neanche l'infarto lo ferma dal suo ultimo incontro e neanche la presenza di Pam che butta alle ortiche il suo lavoro per correre da lui lo distoglie:lui e il ring sono una cosa sola,la sua linfa vitale è l'incitamento del pubblico,solo sul ring non si fa mai male,non gli può succedere nulla mentre nella vita....e Randy si prepara a volare dalla terza corda...Nello spirito è un film che non tratta temi inediti ma narra con vigore da free cinema,che esplora come tanti altri grandi titoli la faccia nascosta del Sogno americano,quella lontana dalle luci dei riflettori.Nell'ultima parte è inevitabile che affioi un po'di retorica ma nel complesso ci si tiene bene alla larga da scene tipo Rocky ....Narra la vita di un essere vivente che non riesce ad adattarsi alla realtà che sembra cospirare intorno a lui,non riesce a confondersi con gli altri e a vivere nell'anonimato,un uomo terribilmente fuori moda che cerca di nascondersi,ma prima o poi lo trovano sempre.La tanta macchina a spalla usata da Aronofsky permette un processo di immedesimazione dello spettatore ancora più marcato,la fotografia sgranata aggiunge realismo così come sono impressionanti le sequenze dei combattimenti di wrestling,uno sport in cui prevale l'arte del tarocco,dello spettacolo gladatorio(finto)da dare in pasto agli spettatori di questo immaginario Colosseo.Colpisce poi l'aria di fratellanza che si respira nel backstage con gente rispettosa della leggenda di Ram,mite che si rivolge sempre con deferenza e poi sul ring colpisce con una sparapunti metallici .Il tutto su note turgide di hard rock ed heavy metal anni 80,quelle che Randy ascolta sul suo rudere di furgoncino, con l'immortale Metal health dei Quiet Riot che può essere vista come la canzone di Randy,lui che tanto sano di mente non sembra, insieme ad altri brani di Cinderella,Scorpions,Slaughter,Accept e tanti altri,compresa una canzone del Boss sui titoli di coda.Una colonna sonora di carne e di sangue come quello che si vede sullo schermo...e di lassù Bon Scott continua a cantare "One of these days,I'm gonna change my evil ways"(Ride on degli Ac/Dc).Anche Randy forse un giorno riuscirà a cambiare le sue brutte abitudini...e noi staremo lì a guardarlo e ad applaudirlo....Vai Randy!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ok
non male
boh
parte piccola ma incisiva
una visione,un product placement del suo personal trainer
la parte della sua vita:Derubato di un Oscar
regia volutamente sporca ma viva e pulsante
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