Regia di Alain Resnais vedi scheda film
Certo che arrivare a presentare al pubblico un film simile a 86 anni suonati, già di per sè è roba da far gridare al miracolo. Resnais e la sua intramontabile voglia di sperimentare e di mostrare le infinite potenzialità del cinema: ecco come, a oltre mezzo secolo dal suo esordio (e proprio nel cinquantennale del primo lungometraggio a soggetto Hiroshima mon amour), il regista francese si ripropone con un film che parla superficialmente d'amore (e di solitudine, e in un certo senso anche di 'terza età', data l'età non giovanissima dei due protagonisti), ma che ripone dentro di sè l'ennesima teorizzazione sul cinema e sulle sue divagazioni, sulle potenzialità della settima arte e sul potere dell'affabulazione, ma anche - in maniera altrettanto decisa - dell'influenza del destino sulle nostre esistenze. Gli amori folli è un prodotto sostanzialmente onesto, nulla di eccezionale: un passo avanti, cinematograficamente parlando, rispetto a opere di più netta impronta teatrale come quelle realizzate negli ultimi anni da Resnais (da Cuori, già meno, a Smoking/No smoking, più palesemente); con due protagonisti solidi e confermati da precedenti esperienze con il regista (Sabine Azema e André Dussollier) e una sceneggiatura di Resnais e Laurent Herbiet proveniente dal racconto L'incident di Christian Gailly. Gli amori folli è, infine, l'esemplificazione dell'eterna ricerca del lieto fine (non solo in amore), richiamato a più riprese come ideale conclusione del film (della vita). 6/10.
Un portafogli rubato, trovato per terra, i documenti di una donna: Georges, intrigato, rintraccia la proprietaria. Non sarà facile conoscerla, ma l'attrazione è troppo forte...
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