Regia di Alain Resnais vedi scheda film
Tratto dal romanzo di Christian Gailly “L’incident. Per questo film il regista ebbe il Premio speciale della giuria a Cannes. nel 2010.
Le erbe folli hanno una vitalità incontenibile e anarchica; nessun giardiniere le può ignorare, perché sa che per quanto lavori e cerchi di pettinare il prato col tosaerba, prima o poi se le ritroverà davanti: non c’è nulla da fare, infine rispunteranno. Quando si vuole mostrare il prato agli ospiti, le recideremo di netto, nella piena consapevolezza che la loro natura vigorosa imporrà agli incauti livellatori la propria incoercibile legge.
La bella metafora di Alain Resnais allude a quegli uomini che, a qualsiasi età e nonostante il senso comune e la razionalità del "reale" li sconsiglino, obbediranno sempre e soltanto alla propria indomabile curiosità e sempre, perciò, affronteranno l’avventura di nuove conoscenze e di nuove scoperte, qualunque sia il prezzo da pagare.
La storia di George (Andrè Dussollier), nel film di Alain Resnais è proprio il racconto di un irriducibile che non si arrende alle leggi della ragione: ha una certa età ormai, un passato di indomabile trasgressore delle leggi comunemente accettate, ma mantiene viva la disponibilità all’avventura, amorosa, ma anche no, nonostante abbia una graziosa e affettuosa moglie e lo allietino figli e nipotini, ciò che appagherebbe molti altri al posto suo
L’esile trama del film trae spunto dal casuale ritrovamento di un portafogli rubato a Marguerite, esuberante dentista (Sabine Azéma): il grande regista francese ne ricava una bella storia di vitalità e di trasgressione, che infine coinvolgerà anche la famiglia di Georges, sia perché, nel cinema – come dirà la onnisciente voce fuori campo – anche ciò che sembra impossibile diventa naturale, sia perché alle ragioni del cuore e dell’imprevedibile non è possibile opporre le noiose e scontate regole dell’ordine convenzionale delle cose.
La traduzione italiana del titolo del film – Gli amori folli – impoverisce ahimè le implicazioni metaforiche del titolo francese, che sono riferite non soltanto a un’alquanto banale trasgressione erotica extra coniugale, ma alla complessiva indisponibilità di Georges al conformismo dell’ordine familiare.
Un gran bel film, che si avvale della splendida recitazione degli attori e, ça va sans dire, della direzione di un regista grande, sorprendentemente giovane e vivo, alla soglia dei novant’anni.
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