Regia di David Fincher vedi scheda film
Benjamin è un bambino nato vecchio, che col passare del tempo ringiovanisce fisicamente, maturando invece psicologicamente. La sua condizione esistenziale è un continuo riflettere sul senso della vita…
Non so chi l’abbia detto, ma la teoria secondo cui sarebbe meglio nascere anziani per arrivare a vivere con la giusta esperienza l’età in cui il fisico è nel suo pieno vigore, è una riflessione che mi ha sempre affascinato. Probabilmente non sono l’unico, dato che è questo l’assunto che muove “Il curioso caso di Benjamin Button”, un film che propone una tesi interessante, senza tuttavia motivarla, semplicemente mostrandoci una storia. Non si capisce il film dove voglia andare a parare, cosa voglia comunicare. Inoltre ci sono dentro alcune situazioni che sanno di dejà vu e lo stile di narrazione non è convincente. Soprattutto non è plausibile il fatto che nel film nessuno si chieda, pur prendendone atto, del perché di quella vita al contrario.
Per chiosare, si potrebbe dire che l’idea di fondo molto interessante ed originale viene veicolata male, utilizzando un banalissimo cliché, quello del racconto in flashback tramite la lettura con voce fuori campo di vicende riportate in un diario. Lunghissimo e sconclusionato, al di sotto degli intenti che, è chiaro dalla solennità e dall’impegno tecnico profuso, gli autori volevano raggiungere. Polpettone simil-esistenzialista (e dal finale scontatissimo). Passo falso per il talentuoso David Fincher.
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