Regia di David Fincher vedi scheda film
Brad Pitt dopo averci annoiato con il suo improbabile Joe Black, torna a mettere alla prova la nostra pazienza con un altro personaggio surreale: Benjamin Button, che questa volta non è l'angelo della morte, ma l'angelo della giovinezza... vale a dire un individuo che appena nato ha i tipici sintomi ed acciacchi di un vecchio, ma che crescendo acquisisce sempre di più delle sembianze e caratteristiche giovanili. Questo suo strano dono o modo di "crescere al contrario" rispetto alla norma, non impedisce comunque ad una ballerina di nome Daisy d'innamorarsi di lui, di sposarlo e di farci addirittura una figlia. Non che gli spunti di base della storia siano brutti o banali, anzi, sono piuttosto originali e donano al film il sapore di una favola moderna in fondo, solo che il tutto non coinvolge come dovrebbe perchè il suo stile è tedioso e ridondante, la narrazione è lenta e monotona (soprattutto perchè eseguita da una Cate Blanchett - resa inguardabile ed insopportabile a causa di un makeup in stile mummia - che farfuglia in maniera incomprensibile le sue memorie su un letto d'ospedale) e le interpretazioni non si rivelano all'altezza dei presupposti utopici della trama. Le sequenze tra Benjamin e Daisy in modo particolare sono di un'angoscia più unica che rara, senza contare che le loro riflessioni sul destino che toccherà al loro amore sono davvero ridicole e nauseanti (più di tutte quella di lui che in risposta alle paure di lei di non essere più amata quando troppo vecchia, le dice: "e tu mi amerai ancora quando avrò l'acne?"). L'epilogo poi, che mostra che Benjamin nonostante la sua ormai avanzata età sia diventato un bambino che non si ricorda neppure più di Daisy, rappresenta naturalmente il top del deprimente surrealismo di questa insulsa pellicola che nonostante i suoi intenti di far riflettere sui casi anomali della vita e su come sia giusto affrontarli, fallisce dal trasmettere veramente qualcosa e quindi anche dall'emozionare. Appare come una sorta di parabola senza nè capo nè coda, noiosissima e fossilizzata in uno scenario cupo, ripetitivo e prevedibile che rimane incastrato nella sua inefficace miscela di amore (vissuto assurdamente), poeticismo (evidenziato uggiosamente) e spunti fantastici più avvilenti che avvincenti.
Statico, noioso, spesso imbambolato e monocorde. Recita più o meno come in Joe Black.
Tediosa e certamente sprecata.
Monocorde e noiosa pure lei.
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