Regia di David Fincher vedi scheda film
Lacrimevole romanzaccio tirato via, di un'inverosimiglianza pressochè fantascientifica, ma imposta con una stupefacente forza all'interno di un quadro che si vorrebbe assolutamente reale: questo, signori, si chiama stupro della logica. Nonchè circonvenzione di incapace, nel caso qualcuno finisca con l'accettare (o addirittura col farsi piacere!) tale groviglio di immani assurdità e facili eccessi patetici. Gli attori sono bravi, gli effetti speciali apprezzabili, ma cosa rimane di un film del genere? Tanta rabbia, per aver sprecato quasi tre ore (quasi-tre-ore!) davanti ad una sciocchezzuola hollywoodiana grossolana e banalotta, con situazioni da puro clichè e personaggi ridicolmente privi di spessore psicologico.
Nel 1918 nasce un bambino con la pelle rugosa, l'artrite e acciacchi vari; abbandonato dai genitori, trova casa presso una famiglia adottiva che lo vede crescere progressivamente ringiovanendo. Conosce così la vita a rovescio: con l'inesperienza di un ragazzo, ma l'aspetto di un anziano; incontra pure l'amore, in una ballerina da cui ha una figlia, ma poco tempo dopo fugge sapendo di non poter accudire la bambina per colpa dei suoi limiti fisici.
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