Regia di James Marsh vedi scheda film
Philippe Petit nel 1974 compì un'impresa davvero fuori dall'ordinario: percorrere lo spazio che separava le Torri Gemelle del World Trade Center (sì proprio quelle) camminando a piedi e senza protezioni su un filo d'acciaio sospeso nel vuoto. Il funambolo francese e la sua squadra di pazzi scatenati e, a modo loro, artisti visionari, concepì l'impresa mesi prima della sua realizzazione (il piccolo Petit fin da bambino, vuole la leggenda), studiando l'azione nei minimi dettagli come fosse un colpo in banca, concretizzandola poi in modo avventuroso e del tutto fuori legge. Il documentario ci illustra le fasi di preparazione dell'evento, passato alla storia come la maggior impresa compiuta fino ad oggi da un funambolo al mondo, ci fa conoscere la figura di questo circense sognatore e scapestrato, dei suoi amici, dei suoi amori, passando attraverso interviste ai diretti protagonisti e ricostruzioni del giorno in cui Petit rimase per aria a centinaia di metri da terra per quasi un'ora, muovendosi in equilibrio su un filo in mezzo alle nuvole. Sorprendente ed appassionante, ben girato e diretto, Man on wire incolla lo spettatore allo schermo rendendolo complice del progetto dissennato e poetico del protagonista. Significativo il botta e risposta tra Philippe e i giornalisti (insieme alla polizia ovviamente; con tanto di siparietto col poliziotto a cui il funambolo sottrae l'orologio di nascosto) ad attenderlo alla base delle due torri: "Philippe, dicci perchè l'hai fatto?" - "Perché una domanda concreta di fronte ad un'evento così sublime? Non avete di meglio da dire?". Oscar 2009 al miglior documentario ed altri innumerevoli premi. Manca in ogni caso la scintilla metafisica di certi insuperabili capolavori di Herzog sugli uomini al limite ed anche un certo slancio cinematografico (la produzione è BBC). Un po' d'epica in più tra l'altro non avrebbe guastato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta