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W.

Regia di Oliver Stone vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su W.

di hallorann
4 stelle

Oliver Stone ha sempre fatto un cinema di pancia, in un certo senso di grana grossa, provocatorio che forse in futuro non lascerà grandi tracce nella storia del cinema. Anche W. lo è, nato dalla rabbia giustificata contro l’amministrazione Bush, alla fine si rivela ambiguo, parzialmente interessante e leggermente agiografico. Mettere per immagini la vita di George Bush junior era un’impresa, non in quanto personaggio storico ancora in vita ma piuttosto per l’esatto contrario. Raccontare un mediocre dalla gioventù alcolica e dalla zucca vuota, indeciso e immaturo su tutto – benché avesse una vita facile da figlio di George e discendente di una famiglia rispettabile – che vive in perenne senso di inferiorità al suddetto padre (che lui chiama Signore o Papi a seconda delle circostanze) e al fratello maggiore Jeb, che passa da Presidente di una squadra di baseball a Governatore del Texas e infine Presidente degli Stati Uniti d’America è la rappresentazione negativa del Sogno Americano che si realizza. Anche i mediocri, gli imbecilli, gli ignoranti ce la possono fare. George W. ne è una dimostrazione, basta avere dei “buoni” consiglieri, un’infarinatura sui massimi sistemi (di sicurezza in questo caso), convertirsi alla fede e in Dio (mettendocelo retoricamente dappertutto) ed è fatta. Per rivalsa sul padre che nel ’91 sconfisse Saddam Hussein nella guerra del golfo senza ucciderlo, dopo l’11 settembre l’America doveva vendicarsi dell’attacco alle Twin Towers e dunque - facendo leva sull’orgoglio nazionale - dichiarare guerra all’Iraq per dimostrare al padre la tempra di un figlio ritenuto minore. Al mondo, invece, che gli Stati Uniti sono sempre i numero uno a costo di perdere migliaia di soldati e una faccia da cretino qualunque qual è il vero Bush. Certo Stone non è tenero con il Potere e i suoi retroscena presidenziali, il ritratto di W. (interpretato dal convincente e perfettamente antipatico Josh Brolin) non è del tutto impietoso: per metà rozzo e per l’altra metà determinato; quasi sempre impegnato a masticare qualcosa, sicuro di sé e fragile, specie alla fine quando non sa più cosa rispondere ai giornalisti alla domanda “per cosa verrà ricordata la sua Presidenza?”. Preferisce rifugiarsi in una partita di baseball alla Tv perseguitato dai rimbrotti paterni. W. sa di instant movie cucinato troppo in fretta, meglio del Bagaglino e di Giuseppe Ferrara ma niente di memorabile.

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