Regia di Mimmo Calopresti vedi scheda film
È forte, in questo documentario-shock, il senso del fuoco che brucia vite umane. È forte, e fa star male, il ricordo di quei corpi, consumati in un attimo di inferno, che racchiudevano anime pulsanti di affetti e di speranze. Il film di Calopresti ci sconvolge senza fornirci dettagli cruenti, e, in fondo, senza dirci nulla di nuovo; ma, semplicemente, mettendoci davanti agli occhi la dolorosa assurdità di un atrocità dei giorni nostri, e di casa nostra. Un’atrocità che scaturisce da una tacita barbarie della civiltà tecnologica, e da una guerra silenziosa, che mina da dentro l’attuale società, attaccando i lavoratori e le famiglie, ossia i pilastri su cui si regge la nostra idea di bene, di onestà e di pace.
Due sono le protagoniste di questa terribile vicenda. La prima è l’inarrestabile “logica del rullo”, il principio di un’economia sempre in affannosa corsa verso il profitto, che, a furia di girare, ha finito per strangolare i propri figli, e poi se stessa. La seconda è la classe operaia “carne da macello”, che si scopre non più indigente, però paga il benessere accettando di essere ridotta a forza lavoro “usa e getta”. E su questi due capisaldi che si misura il vero fallimento, sociale e umano, prima che finanziario, del nostro sistema produttivo.
"Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos'è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene. Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni! Questo paese è devastato dal dolore... ma non vi danno un po' di dispiacere quei corpi in terra senza più calore?..." (Musiche di Franco Battiato)
Calopresti firma una testimonianza in cui a parlare sono solo i fatti realmente accaduti e i sentimenti intimamente vissuti. La sua opera non pretende di svolgere indagini, compiere analisi, formulare interpretazioni od azzardare spiegazioni; si limita, invece, a raccontare, o meglio, a far raccontare, tutte le storie che hanno attraversato il capannone della linea 5, alla Thyssen-Krupp di Torino, la notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007.
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