Regia di Steno vedi scheda film
Di ritorno dalla campagna di Russia a quindici anni dalla fine della guerra, Antonio scopre che la moglie si è risposata con un severo professore. La convivenza forzata porterà a situazioni esilaranti ed equivoci inevitabili. Vera e propria pochade che reinventa (o ricicla) un classico hollywoodiano (Le mie due mogli) in funzione di Totò, rappresenta uno dei tentativi di inserire il grande attore in un meccanismo un minimo più strutturato. Debbono essere considerati due fattori fondamentali: il dopoguerra dominato dalla dimensione strapaesana si era pressoché concluso e con esso tutto un mondo di comicità legata al localismo e alla fame; Totò, sessantenne e cieco, abbisognava di copioni che gli permettessero di rinunciare ai frizzi e ai lazzi della sua comicità fisica in favore di una ancor più legata alla parola e al qui-pro-quo. Assistito dall’esimio Peppino, trova la sua vena migliore perché riesce a reggere l’onesta farsa con leggerezza e divertimento.
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