Regia di Bryan Singer vedi scheda film
L'Operazione Valchiria è stato l'ultimo tentativo, da parte di un gruppo di militari, di restituire onore e dignità a un Paese militarmente in sfacelo e moralmente dannato per secoli a venire,
Il tentativo fallì e la Germania precipitò ancora di più verso un baratro difficimente colmabile. Occorreranno secoli perchè, nel mondo, si pensi alla Germania in modo neutro. Ma la storia non si cancella e l'onta dell'Olocausto, del Terrore e della vergogna resta pressochè indelebile, così come per l'Italia l'onta delle leggi razziali resterà per sempre marchio d'infamia a futura memoria. Tutto questo preambolo serve per introdurre il film e per salvarne la parte finale, che va di pari passo con il destino tragico che sta per abbattersi su quel Paese. A Tom Cruise non si addice la parte del conte Von Stauffenberg: non ne ha il senso del tragico, non ne ha il carisma. Hollywood lo ha imposto e Hollywood ha sbagliato. Il cinema che tratta argomenti storici richiede verità, credibilità, atmosfera, ambienti e ri-creazione profonda. Il film scivola via e non penetra. A volte, qualche lampo rischiara la narrazione e sono questi i momenti migliori. Per un film di questo genere andava approfondito l'aspetto psicologico, il terribile dilemma della fedeltà (s)comoda o del tradimento giusto. Di questo c'è poca traccia. Un dilemma di quel genere era sufficiente per riempire un film intero. Come decidere in così poco tempo per una così terribile scelta? I lampi che squarciano la notte sono pochi, come quello ad esempio delle parole dell'ufficiale che si regge i calzoni e che "condanna" il giudice che lo manderà a morte. Oppure certe occhiate, certi silenzi pieni di tormento. AQui il film sembra spiccare il volo, ma è solo un'impressione fugace.
Mmm...Un regista americano che trova il successo con X-Men, chiamato a dirigere un film così? MMM...
Ce la mette tutta. Ma non è abbastanza.
Grigio. Anonimo. Asettico. Sprecato.
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