Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Quando si racconta la politica attraverso una pellicola, si finisce per essere noiosi. Quando si racconta la politica attraverso la figura di un'attivista gay, si finisce per essere noiosi e cinici.
Ad un decennio dal nuovo secolo, quando l'omosessualità non è vista più (o quasi) come diversità, un film come Milk può risultare patetico, se osservato dal punto di vista politico, e commovente dal punto di vista umano. Fa riflettere sull'assurdità del pensiero americano verso la comunità omosessuale riuscendo a far rabbrividire di fronte alle loro leggi discriminatorie ma, allo stesso tempo, fa perdere lo spettatore tra i complicati preamboli politici che alimentano più di cento minuti di film, relegando in secondo piano la vita sociale e privata di un uomo dal fascino controverso: non si capisce mai se lotta per tutti o solo per la sua fama e il suo
orgoglio.
Sean Penn è bravissimo a mettere in luce la sua determinazione di cui lo stesso Harvey Milk sembra avere timore e nel quale sembra non riconoscersi. Insieme ad un intenso Emile Hirsch, quasi irriconoscibile dietro occhiali e sotto parrucca riccioluta e folta, sono le uniche due stelle che riesco a dare a quest'opera cinematografica che, nell'insieme, risulta spenta e petulante.
Siamo sicuri che senza questo cast sarebbe stato lo stesso un film da Oscar?
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta