Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Un film apparentemente dimesso e insipido, semplicemente perché aderente alla realtà, la realtà di un percorso politico personale, che è solo il volto pubblico di una vita privata: non una facciata dipinta di ipocrisia ed intonacata di compromessi, bensì la testimonianza vivente di un impegno spontaneo e profondamente sentito. L'attivismo, per il protagonista, significa proporre e difendere, senza falsi pudori, il proprio modo di essere. La sua campagna elettorale non è una sofisticata opera di marketing, bensì l'atto aperto e diretto con cui egli richiama a sé i propri simili. Nella storia di Harvey Milk, Gus Van Sant trova lo spunto ideale per portare alla ribalta il tratto comune a molti suoi film, come "Elephant", "Last Days" o "Paranoid Park": è il tema dell'esempio, ispirato al principio "ce n'è uno, ma ce ne sono tanti altri", che pone in primo piano un singolo dramma, sottintendendo tutti i drammi analoghi: quelli che restano nell'ombra, solo perché ad essi non tocca di essere rischiarati dall'esclusivo bagliore di un destino eccezionalmente tragico.
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