Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
“Oh signore, ti preghiamo non perché non accadano i naufragi, ma affinché essi accadano e tu voglia guidarli verso le coste della Cornovaglia, per il beneficio di noi poveri abitanti”.
Il risultato imperfetto ma curioso di uno scontro tra titani.
Si potrebbe definire in questo modo l’ultimo film inglese di Alfred Hitchcock, girato nel ‘39 quando aveva già in tasca il contratto firmato con Selznick e le valigie pronte per Hollywood, c’era però un ultimo impegno da onorare, l’adattamento di un romanzo di Daphne Du Maurier (Jamaica Inn 1936) fortemente voluto e prodotto da un gigante del teatro inglese, che lo aveva scelto con il preciso intento di interpretare il perfido villain, poco ma sicuro Charles Laughton non era un tipo che si poteva mettere da parte con facilità.
“La taverna della Giamaica era un impresa totalmente assurda” dice Hitchcock nel libro intervista a Truffaut, e ancora “Quanto a Charles Laughton era un simpatico buffone”, chiaramente i rapporti tra i due non furono dei migliori, il maestro inglese aveva forse fretta di lanciarsi nell’avventura americana, molto probabile che Laughton non fosse l’attore giusto per quel personaggio, che logica voleva comparisse solo nel finale, nella storia di questa produzione travagliata abbiamo solo due certezze, la prima è che Hitchcock non ha mai nascosto la sua insoddisfazione verso questo lavoro, la seconda che La taverna della Giamaica nonostante le critiche negative ebbe un ottimo successo al botteghino.
Cornovaglia, inizi del XIX secolo, la giovane irlandese Mary (una splendida quasi esordiente Maureen O’Hara) raggiunge la zia alla quale aveva scritto dopo la morte dei genitori, lettera a quanto pare mai arrivata, sta di fatto che la zia è sposata con il rozzo Joss (Leslie Banks) che gestisce una taverna malfamata che in realtà non è altro che un covo di ladri e assassini, il gruppo di bucanieri segue le indicazioni di un uomo insospettabile e provoca (oscurando le lanterne che segnalano la costa) i naufragi delle navi di passaggio.
Quando le navi si schiantano sugli scogli la masnada di tagliagole si lancia sui pochi sopravvissuti e sul bottino, che una volta recuperato finisce in gran parte nelle tasche del bizzarro Sir Humprey Pengallan (Laughton), che niente di meno ricopre il ruolo di giudice di pace della contea.
Naturalmente Mary scopre gli intrighi e gli orrori in cui è coinvolta anche la zia e diventa così una pedina da eliminare, sarà quindi coinvolta in una serie di avventure drammatiche, fughe disperate, inseguimenti e chi più ne ha più ne metta.
Mi sono avvicinato a questo film con aspettative molto basse, ne avevo sempre letto pareri non particolarmente entusiasti se non vere e proprie bocciature, ero quindi preparato al peggio ma ad essere onesti questo peggio non l’ho trovato.
E’ chiaro che parliamo di un film che nella vasta filmografia del maestro Hitchcock non può che collocarsi in quella fascia di opere non fondamentali, una pellicola sicuramente minore ma non per questo da ignorare o peggio ancora denigrare.
Intanto ho trovato molto affascinante l’ambientazione, lande desolate, scogliere a picco sul mare in tempesta, il vento inesorabile che non smette mai di fischiare, in alcuni momenti sembra quasi di trovarsi di fronte ad un film fantastico che potrebbe facilmente virare nell’horror più classico, l’atmosfera che si respira è senza dubbio quella.
Colpiscono inoltre due elementi caratteristici, la violenza messa in scena in modo diretto (si veda la scena del primo naufragio) e il personaggio grottesco e folle di Sir Humprey Pengallan, un nobile che vinto da una mente malata diventa protagonista di omicidi di massa, una specie di orco deforme nascosto dai lineamenti bonari e simpatici di Laughton.
Inutile dire che tutto il film viene fagocitato da questa figura di mostro insospettabile, si potrebbe persino sostenere che La taverna della Giamaica non è un film di Hitchcock ma un film di Laughton, un’affermazione che in parte trova riscontri oggettivi, ma che ad una verifica più attenta non può che rivelarsi sbagliata.
Certo, lo spessore attoriale di Laughton domina la scena, la sua recitazione di stampo teatrale appare decisamente sopra le righe e può persino infastidire, ma va tenuto conto della naturale dimensione eccentrica del personaggio che interpreta, a parte questo Hitchcock esce fuori con il suo inconfondibile stile di regia, con la sua capacità innata di creare tensione e di rendere credibili (nell’universo filmico) avvenimenti del tutto inverosimili, ma questo è un classico del suo cinema che tutti abbiamo imparato ad amare.
La taverna della Giamaica pur nella sua dimensione melodrammatica propone i consolidati temi dell’opera Hitchcockiana, l’uomo accusato ingiustamente (l’infiltrato inglese), i due protagonisti (Mary e Jem) costretti a vivere un’avventura ad alto rischio, le fughe rocambolesche e i continui ribaltamenti di fronte, un erotismo malizioso che suggerisce senza mostrare.
Anche da un punto di vista formale il tocco di Hitchcock è ben solido e presente, restano nella mente la scena dell’impiccagione, la fuga di Mary sulla scogliera e la lotta con il bucaniere, il ritmo che nella seconda parte è forsennato, oltre naturalmente all’ottimo finale.
Cercavo una versione il lingua originale con sottotitoli ma ho dovuto accontentarmi di un italico doppiaggio, un lavoro tutto sommato “accettabile” anche se inevitabilmente penalizzante, a parte questo un film che ho trovato gradevole e divertente, molto al di sopra delle mie aspettative.
Il film è stato restaurato in 4K dalla Cohen Film Collection e presentato a Cannes nel 2014 in occasione del 75esimo anniversario della sua uscia nelle sale, un ottimo lavoro a giudicare i video disponibili in rete, da segnalare infine un remake uscito nel 1983 (diretto da Lawrence Gordon Clark e interpretato da Jane Seymour nel ruolo di Mary) e una serie TV in 3 episodi del 2014.
Voto: 7
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