Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Continua a far discutere gli storici l'effettiva influenza dell'esoterismo sul nazionalsocialismo e sui suoi principali gerarchi, tra i quali Heinrich Himmler. Nonostante il maggior contributo in materia sia italiano (Hitler e il nazismo magico, di Giorgio Galli, Rizzoli) è soprattutto in Germania che il tema resta incandescente. Lo dimostra questo non recentissimo film di Werner Herzog, gettato allo sbaraglio in piena estate, che sullo sfondo della Berlino dei primi anni 30 racconta i tentativi di coniugare l'esoterismo con la tetra ideologia emergente. Hanussen (Tim Roth) è un ipnotizzatore che sogna di istituire un Ministero dell'Occulto nel governo del Reich. Al suo servizio un giovane ebreo, Zishe (Jouko Ahola), celebre in tutta la città per la sua forza sovraumana. È lui l'”invincibile” del titolo, il quale, consigliato da un rabbino, si convince di essere in missione per conto di Dio. Dovrà essere messaggero di sventura e argine al crescente antisemitismo tedesco. Una specie di Golem in carne e ossa. Non stupisce l'interesse del regista di Nosferatu per una simile storia. L'ipnotismo come metafora fa parte della tradizione cinematografica e culturale espressionista (Il gabinetto del dottor Caligari) ed era una delle ossessioni di Cuore di vetro. Ossessioni che ritornano, se è vero che la donna ipnotizzata da Tim Roth ha recitato davvero in stato di trance. Purtroppo Invincibile conferma quello che i fan di Herzog da qualche anno temono. Il venire meno della sua ispirazione nel cinema a soggetto, a vantaggio di uno slancio creativo stupefacente nel documentario. Contorto, estremamente simbolico, con recitazioni “fuori sincrono” (dal professionismo accademico di Roth alle improvvisazioni degli altri), molto artificioso anche nella ricostruzione d'epoca. Certo, la vicenda è interessante e il confronto tra due personaggi a loro modo titanici senz'altro “herzoghiano”, ma il respiro, spiace dirlo, è televisivo. Definizione che stride con la nobile carriera del regista.
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