Regia di Ursula Meier vedi scheda film
Sweet home autostrada. Dopo tante case alla fine del mondo - il cinema sembra non poterne fare a meno - ora ne troviamo una costruita ai margini di un’autostrada abbandonata: quando il road movie, insomma, ti arriva nel cortile. Un nucleo di cinque persone (la gran coppia Isabelle Huppert-Olivier Gourmet, i loro “figli”) vive morbosamente isolato e felice finché un gruppo di operai autostradali - bellissime le loro scene, sembrano marziani - riporta il traffico rumoroso, alienante, volgare nella loro quotidianità. Stuprano le loro abitudini, dal prendere il sole della bella e indolente Adélaïde Leroux al pattinare del fratellino. Le provano tutte per non perdersi, ottengono un’ossessione che rischia di (auto)distruggerli. Film curioso e per la prima parte affascinante - sembra un Duel “statico”, ricorda il sottovalutato Noise con Tim Robbins - si perde (presto) quando l’ironia lascia il posto alla voglia di metafora, di sottotesti e di un moralismo neanche tanto nascosto. Sembra chiudersi nella casa che schiaccia i protagonisti e quando la regista, ottima documentarista elvetica, lascia la camera a mano e l’istinto, si viene sopraffatti dalla noia e da scene slegate più o meno riuscite. Peccato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta