Regia di Ursula Meier vedi scheda film
E' un film originale su un argomento originale, che direi riuscito. E' vero che la storia è credibile ed è sicuramente successa (almeno nella prima parte) a molti che si sono trovati sfrattati da un'autostrada, ma tuttavia io leggerei la vicenda in senso almeno in parte metaforico. Metterei del tutto da parte la chiave di lettura anti-borghese. Io ci vedo invece l'immagine del modo assurdo in cui si fa a problemi grossi che si annunciano molto in anticipo, e hanno un decorso certo a nostro sfavore. La famiglia del film sapeva da dieci anni che avrebbero costruito l'autostrada, ma pure ha continuato ad abitare in quel luogo senza nemmeno pensare a cambiare casa. Aperta infine l'arteria stradale e divenuta la vita molto difficile, continuano imperterriti a vivere là , salvo un solo momento in cui il padre tenta di convincere tutti ad andarsene. Da quel momento utilizzeranno i più assurdi e malsani sistemi per poter continuare ad abitare in un luogo che ormai è divenuto invivibile.
E' evidente che l'unica scelta sensata sarebbe stata l'andarsene, anche prima che aprissero la strada; loro invece restano e resistono al di là di ogni buon senso, come se non esistesse un'altra casa in tutto il mondo. A me tutto ciò sembra una metafora di come alla volte si sopportino le situazioni più pesanti e assurde senza osare di risolverle alla radice, preferendo quindi soffrire terribilmente piuttosto che cambiare abitudini consolidate o accettare di rinunciare ad attaccamenti che assolutamente non sono vitali. I protagonisti del film sono come quelli de "L'angelo sterminatore" di Bunuel, che per un misterioso motivo non riescono ad andarsene ad un certo posto. Specialmente la madre è scoraggiata dall'idea di un trasferimento e dal dover ricominciare da zero; pure questa però sarebbe un'alternativa assai pià preferibile di un lento suicidio barricati nella vecchia casa.
La famigliola è proprio di tipo comune (anzi, forse neppure tanto oggi...), e la sua rappresentazione da parte della regista mi sembra molto riuscita. Anche i personaggi singoli sono verosimili e credibili, specie le due ragazze. E' indovinato anche il fatto che la maggiore frequenti un tizio che, benché non si veda, ha una macchina ultra-sportiva e appariscente come quella. Guardndo molti altri film ci si rende conto di come sia un'arte difficile definire bene i personaggi.
Isabelle Adjani dà una buona interpretazione della madre, e certi suoi sguardi silenziosi e sconsolati sono di quelli che colpiscono e possono venire solo da un'attrice molto espressiva.
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