Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
Un Kitano controverso, sospeso tra una prima parte che ricorda molto "L'estate di Kikujiro" ed un finale alla "Getting Any?", senza però riuscire ad avere nè la poesia del primo nè la smaccata irriverenza del secondo. Non dico che il film non sia valido, e di per sè anche originale nel trattare la vicenda di un pittore che è sempre un gradino indietro, proprio come l'Achille del titolo, alla fama ed al successo, stretto tra la necessità di mangiare (nel vero senso della parola, finendo addirittura per pesare sulle finanze della figlia-prostituta) e la ricerca di un proprio stile che finisce per essere sempre in ritardo rispetto alle mode dell'arte contemporanea. Nel finale sembra di vedere Fantozzi con la moglie paziente e sottomessa che asseconda ogni bizzarria del marito, ed anche se il successo non arriverà alla fine tutto si ricomporrà come nel migliore dei quadretti familiari. La parte forse più valida del film rimane quella di mezzo con le strampalate ricerce di un gruppetto di artisti di avanguardia, le altre due parti narrattive (il bambino e l'adulto) sono invece sospese tra comicità ed amarezza senza mai sbilanciarsi veramente in una o nell'altra direzione. I bei quadri dello stesso Kitano non bastano a dare verve ad un film che è stato anche un punto di svolta dell'autore, ritornato subito dopo al vecchio ma più sicuro filone della Yakuza nel successivo Outrage, molto più apprezzato sia dal pubblico che dalla critica.
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