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Lettere d'amore

Regia di Martin Ritt vedi scheda film

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La recensione su Lettere d'amore

di jonas
7 stelle

Stanley e Iris (titolo originale) lavorano in una fabbrica di dolciumi, l’una come operaia e l’altro come cuoco alla mensa. Lei è piena di problemi: da poco rimasta vedova, deve mantenere una figlia rimasta incinta, un figlio piccolo, una sorella e un cognato disoccupati. Lui è messo anche peggio: non ha mai imparato a leggere e scrivere, quindi può aspirare solo a lavoretti da poco, non ha una vera casa ed è costretto a ricoverare il padre in un ospizio dove muore poco dopo. Martin Ritt, alla sua ultima regia, ritrova le ambientazioni di Norma Rae, sempre poco frequentate dal cinema americano. Molto bella la prima parte, quando la verità sul conto di Stanley viene rivelata all’ignaro spettatore attraverso tre episodi (si rifiuta di firmare un modulo, non vuole leggere il biglietto di un biscotto della fortuna, non riconosce la confezione di un medicinale); la seconda parte va annacquandosi, e sfocia in un finale davvero troppo ottimista. Ma c’è una storia d’amore delicata, paziente, tenace fra due personaggi induriti dalla vita, dove l’alfabetizzazione rappresenta la possibilità di esprimere sé stessi e trovare il proprio posto nel mondo. De Niro e la Fonda sono due proletari credibili.

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