Regia di Uli Edel vedi scheda film
Gli "anni di piombo" sono quelli che vanno dalla fine dei Sessanta alla fine dei Settanta per molta stampa europea, e tale definizione rimanda al film più famoso di Margarethe Von Trotta, appunto ambientato in quegli anni in cui le ideologie contrapposte si scontrarono nelle strade, e in ogni ambiente pubblico: un regista spesso al centro di polemiche ( sono suoi infatti "Christiana F." e "Ultima fermata Brooklyn", esempi di cinema non proprio edificante) non particolarmente amato dalla critica, che ha scelto un argomento tuttora rovente, anche perchè tratta cose politicamente e storicamente non ancora risolte trent'anni dopo, vedi i conflitti mediorientali, le reti di terrorismo esplose oltre il controllo degli stessi fautori, l'ingerenza USA in Europa e l'uso della forza da parte della superpotenza quando si è andati contro i suoi interessi. Edel per tutta la prima parte governa bene un rapporto incalzante e ritmato sull'assemblaggio del nucleo anarchico sfociato in terroristico combinando la giornalista impegnata Meinhof con il rivoluzionario Baader, perdendo mordente in un finale in cui ci si dilunga troppo, dato che a quel punto lo spettatore ha la sensazione di situazioni che si ripetono e che oltre tutto appesantiscono la narrazione. Il film è di discreto livello, anche se non convince moltissimo Martina Gedeck nel mutevole personaggio della Meinhof, e per di più il film mette raramente a confronto i due personaggi principali, mostrandoli pochissimo a contatto: evitando la trappola della presa di posizione, "La banda Baader Meinhof" illustra un'era violenta in cui la Causa, da entrambi i lati del contendere, annullava ogni remora e sprigionava un furore devastatore su tutto.
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