Regia di Menno Meyjes vedi scheda film
Mai compreso il senso della corrida nè il fascino che possa esercitare sui suoi spettatori. E' probabile che questo fattore influenzi il mio giudizio su "Manolete" di Menno Meyjes, pseudo-biopic appunto, su quello che ancora oggi è ritenuto uno dei più grandi toreri di sempre. Ambientato nella Spagna dell' immediato dopoguerra, la pellicola del regista olandese usufruisce di un' abusata struttura a flashback per raccontarci ascesa e caduta di Manuel Rodríguez Sánchez, idolo delle folle nelle arene e timido amante, nella vita privata, della sensuale ed incontrollabile Lupe Sino. Il film segue infatti in parallelo le fasi salienti della carriera del matador incrociandole con il progredire di una tormentata storia d'amore destinata a segnarne definitivamente il destino. Tutto piuttosto prevedibile e monocorde su entrambi i versanti perchè "Manolete" difetta soprattutto laddove avrebbe dovuto essere più incisivo e cioè sul versante passionale/emotivo. Nonostante infatti una perfetta scelta di casting, la coppia Cruz - Brody convince solo a tratti, mortificata da una sceneggiatura che non concede spessore ai propri personaggi e che ne romanza eccessivamente le azioni sino a renderle poco attendibili. Debole sulla componente melò della vicenda, il film non recupera nemmeno nelle sequenze di combattimento, o meglio di danza, con i tori dove un eccessivo lavoro di montaggio alternato e parallelo si divora qualsiasi barlume d' intensità e tensione. Un film sbagliato e poco convincente che spreca grossolanamente l'occasione di illustrare un contesto estremo e malsano come quello della corrida dove, a farla da padrone, è solo il fascino della morte.
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