Regia di Jonathan Demme vedi scheda film
Verboso, schizzato, frenetico, forzato, scheletrico (nell'armadio, ma chi non ne ha?), eccessivo nel voler confezionare il buon fine a tutti i costi mentre fino ad un minuto prima ci si è scannati in un apparente odio a tutto campo
Come da titolo, Rachel sta per sposarsi, tutti invitati: la sorella in cura disintossicante presso apposita casa di cura, la mamma separata e con nuovo compagno, amici e parenti dello sposo di colore. Anne Hathaway mena le danze, le canta a tutti, (ri)tira fuori tutti gli scheletrini dall'unico, immenso, armadio di famiglia che ne contiene di tutti i colori, fa uscire tutti dai gangheri fino a che la festa non rimette tutti in linea, sulla lunghezza d'onda di un magari ingenuo “tutti per la musica, una musica per ognuno” con l’etnico sonoro a sgangherarci un pò.
Il post matrimonio smussa e leviga a mò di megahappening.
Il giorno dopo ognuno rientra nel proprio cortile.
La malata tra i malati, la sposa in famiglia, la transfuga in fuga.
E per ora tregua. Ci si (ri)scanna al prossimo matrimonio.
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