Regia di Fred Wolf vedi scheda film
La coppia di sceneggiatrici Karen McCullah Lutz e Kirsten Smith, per la produzione della Happy Madison di Sandler, ribalta l’idea del precedente La rivincita delle bionde, prendendo a protagonista una ragazza dai capelli dorati ma assolutamente ingenua e svampita. Si tratta di Shelley Darlingson, sgraziata orfana che si trasforma in sventola e finisce così per trovare finalmente casa... alla Playboy Mansion. La sua vita da coniglietta in attesa del paginone sembra sul punto di realizzarsi, ma compiuti i 27 anni Shelley viene messa alla porta e cerca alloggio nei pressi di un college, dove conquista le giovani sfigate, e più o meno femministe, della Zeta. L’intreccio è poco più di un pretesto e le possibilità satiriche non sono mai nemmeno tentate, a favore di un conformismo che sarebbe molto fastidioso se gli autori non liquidassero gli sviluppi narrativi nel modo più rapido e indolore possibile. Tenta di riempire il vuoto, e quasi ci riesce, la comicità di Anna Faris, che si conferma una forza della natura, svelta nella battuta e agile nello slapstick, perfetta nella parte di una stordita come già aveva dimostrato in Smiley Face di Gregg Araki. Purtroppo i comprimari non sono all’altezza e il livello delle gag è nel complesso altalenante.
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