Regia di Maria Sole Tognazzi vedi scheda film
Lui ama lei. Lei lo scarica. Lui si dispera. Poi si mette con l’altra. Ma l’altra non può avere figli. Lui rivede lei. L’ama ancora, ma l’odia. Oh sì. Il vero problema de L’uomo che ama è che non ha una storia. Il film procede via senza incappare neanche lontanamente in una trama che sia accostabile a quella di un film. È una di quelle opere che ti fa odiare il cinema concettuale, l’introspezione di Bergman, l’incomunicabilità di Antonioni, la scuola francese dei Techine e Desplechin: Maria Sole Tognazzi (che vorrebbe richiamarsi a Closer di Nichols, ma non c’azzecca manco per niente) riesce a concentrare tutto il peggio di queste produzioni in un solo film. E fa male vedere Piera Degli Esposti, Arnaldo Ninchi e Marisa Paredes sprecati così, con ruoli che meriterebbero un altro posto e un’altra storia. I pochi pregi stanno nella colonna sonora assolutamente non scontata di Carmen Consoli e nella splendida interpretazione del solito Pierfrancesco Favino, uno di quegli attoroni capaci di salvare anche il Titanic.
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