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L'uomo che ama

Regia di Maria Sole Tognazzi vedi scheda film

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maurri 63

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La recensione su L'uomo che ama

di maurri 63
2 stelle

Basta! Questo non è cinema, non è opera filmata, non è riflessione, non è cronaca, non è nulla! Ma perchè una, solo perchè ha un certo cognome, deve lavorarae PER forza? Un film che non ha forma (ora di giorno, ora di notte, prima con una Torino livida, poi con un lago rilucente, senza i colori necessari, ma tutto impastato, per giunta con un notevole ed inutile spreco di dolly e carrelli), dove due fratelli parlano dei fatti propri come se non si conoscessero abbastanza ( ma si frequentano tutti i giorni), dove i dialoghi sono comici (le scene in farmacia da raccomandarsi: si evitano persino i nomi dei medicinali...!), dove tutti (ma proprio tutti: persino la titolare della farmacia) se non soffrono d'amore, parlano d'amore, dove non ci sono storie di fianco, ma solo una direzione: il dolore, come nella peggiore e calligrafica fiction televisiva, dove il protagonista (Favino, almeno lui monumentale) non ha in casa uno straccio d'arredamento serio, una televisione "giusta", e neppure un passato (un quarantenne single dovrebbe avere maturato delle esperienze sulla propria pelle, no?), insomma tutto questo sfascio (perfino una musica inadatta e forzatamente carina) può mai essere degno di figurare in un qualsiasi dizionario cinematografico? 

Sulla trama

Un dolente Favino (che però potrebbe ben essere fiero delle sue conquiste!) lavora alle dipendenze di una farmacista (cosi antipatica che la farmacia potrebbe essere chiusa da tempo...) e vive in parallelo (prima la Bellucci e poi la Rappoport? o era prima la Rappoport e poi la Bellucci? Boh...!), ma esce di senno quando perde l'amore. Provano a confortarlo il carinissimo fratello (indubitabilmente) gay e i genitori (e qui, il comico diventa ridicolo: il padre parla di aver conosciuto la madre mentre metteva dischi di un gruppo sconosciuto ad una festa. Ma se lui ha più di quarantanni, quali gruppi c'erano in Italia tra la fine del '50 ed i primi anni '60? Boh. I Beatles saranno sdoganati solo nel 1964...).  

Cosa cambierei

Il cast femminile, i movimenti di macchina, i costumi, la recitazione, la fotografia, le ambientazioni sul lago. Vanno poi riscritte le scene di dialogo con i genitori. La rappresentazione tra la storia con la Bellucci e quella con la Rappoport richiede cromatismi differenti, altrimenti risulta incomprensibile. A proposito, ma qualcuno tra i signori uomini avrebbe il coraggio di lasciare Monica (inter)nazionale?

Su Maria Sole Tognazzi

Inquadrature dinamiche quando occorrerebbero quelle statiche, interni giorni sovrabbondanti, attori che bisbigliano anzichè parlare. Ed un cast non corretto: la Rappoport (attrice che, diciamolo, non ci piace) fintissima, una Bellucci seriosa, una Piera Degli Esposti (la madre) saccente e mai spiritosa, la Paredes perennemente antipatica... La "regia" è tutta qui. Ma un film senza messaggio non può essere "diretto". Al massimo, dirige...  

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