Regia di Ridley Scott vedi scheda film
È di questi giorni la dichiarazione del neo eletto Obama contro la tortura e per la chiusura di Guantanamo, una tesi sposata da Nessuna verità di Ridley Scott e dallo sceneggiatore William Monahan (Le Crociate e The Departed). La pellicola articola, in una sorta di dibattito - fin troppo verbalizzato -, i vantaggi di tecniche d’interrogatorio e cooptazione più sottili. Come in Burn After Reading, ammonisce anche contro il delirio di onnipotenza delle nuove tecnologie di sorveglianza, mostrando operazioni gestite al telefono mentre si svolgono attività da ordinario padre di famiglia. C’è poi un lavoro ben sopra la media hollywoodiana nel tratteggiare il Medioriente, con un protagonista rispettoso della cultura e della lingua araba, di cui sa riconoscere anche le inflessioni dei diversi accenti. Tutto ciò è encomiabile ma, come disse Samuel Goldwyn, per mandare un messaggio si usa il telegrafo. Scott rimane tecnicamente un virtuoso e simula il sistema satellitare Predator attraverso riprese effettuate da elicotteri a diecimila piedi da terra, però il thriller non decolla e tra le molte ambientazioni manca di trovare un crescendo. La vicenda ruota attorno all’agente Ferris, che opera in Medioriente agli ordini di Ed Hoffman con il compito di fermare un pericoloso terrorista legato ad Al Qaeda. Trasferito in Giordania, deve collaborare con Hani, il capo dei servizi locali, che ha metodi in contrasto con quelli poco raffinati di Hoffman. Quest’ultimo è interpretato da un Russell Crowe tornato appositamente alla stazza di The Insider, ma ancora gigione come in Quel treno per Yuma, mentre è l’inglese Mark Strong a incarnare l’elegante Hani. Se a tratti Crowe risulta simpatico, e se Mark Strong si rivela complesso e carismatico, il personaggio di DiCaprio (in versione avventuriero come in Blood Diamond) finisce stritolato tra i due, e non basta di certo il canonico interesse romantico esotico a farne un protagonista a tutto tondo. Nonostante le buone intenzioni, Nessuna verità ha il pesante limite di non appassionare.
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