Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Nel corso di questi ultimi 15 anni (dal suo ritorno in pompa magna con "Il Gladiatore") Ridley Scott ha lavorato parecchio, girando un buon numero di film, qualcuno dei quali poco riuscito e, francamente, anche inutile all'interno della filmografia del regista. Scott, con il suo cinema, ha sempre spaziato tra la storia passata e quella presente; con "Body Of Lies" entra nel merito ad una delle questioni più spinose del nostro tempo: la guerra al terrorismo ed i metodi messi in atto per perseguirla. In particolare, la vicenda si sofferma su due agenti CIA: uno, Roger Ferris (Leonardo Di Caprio), è un agente operativo sul campo, in missione nei paesi del Medio Oriente; mentre il "rovescio della medaglia" di Ferris è rappresentato da Ed Hoffman (Russell Crowe), funzionario che da Washington tira le fila dell'attività di spionaggio. Infatti, da una parte vediamo il personaggio di Di Caprio - mimetizzato negli usi e nei costumi come un arabo - venire coinvolto in inseguimenti e sparatorie e rischiare la vita, di contro il personaggio di Crowe rappresenta il classico burocrate che prende decisioni seguendo le immagini trasmesse dai satelliti; spesso lo si vede parlare al telefono con l'immancabile auricolare mentre fa la spesa, accompagna i figli a scuola o si prepara la colazione: insomma, Hoffman rappresenta il "potere" seduto dietro ad una scrivania. Ed è proprio più potere (politico e decisionale) ciò che Hoffman mira ad ottenere sul suolo arabo, cercando di scavalcare Hani Salaam (Mark Strong), capo del servizio d'intelligence locale. La sceneggiatura, tratta dal libro scritto da un giornalista del Washington Post, inizialmente aveva assunto come titolo provvisorio "Penetration", forse per indicare l'insinuarsi delle cellule di al-Qaida nei territori arabi, o forse in riferimento alla penetrazione sempre maggiore degli Stati Uniti stessi attraverso l'attività di spionaggio. Denominatore comune dei tre uomini è la cattura di un ricco e potente leader di un gruppo terroristico che opera in tutta la fascia dei paesi medio-orientali. Il film è tecnicamente girato benissimo: Scott dimostra come al solito grandi capacità registiche impostando scene d'azione e di tensione riuscite, così come sono curati fotografia e montaggio. Anche il cast si dimostra professionale, anche se Di Caprio e Crowe mettono in scena personaggi poco amabili e poco simpatici: Roger Ferris (Di Caprio) in più occasioni appare spigoloso se non addirittura arrogante, mentre Ed Hoffman (Crowe), sotto i suoi modi finto-amichevoli e concilianti (chiama Di Caprio spesso con l'epiteto di "amico") in realtà è un opportunista. Bravo anche Mark Strong: il suo Hani Salaam si dimostra essere più "occidentalizzato" degli altri due protagonisti come visione d'insieme della situazione medio-orientale e conoscenza del territorio: sempre vestito in impeccabili completi firmati, sarà proprio Salaam a salvare la vita a Di Caprio e catturare il capo dei terroristi grazie alla sua efficiente rete locale. La trama del film appare complessa e macchinosa - anche se funzionale - poichè attinge a piene mani alla politica internazionale attuale: sono parecchi i nomi e le località che si alternano durante il film; semmai una caduta nella trama è da addebitarsi al personaggio dell'infermiera araba che cura Di Caprio: i momenti "romantici" tra i due rallentano il ritmo e non hanno una vera e propria utilità nell'economia della trama. Anche il finale ne risente, con il personaggio di Di Caprio che decide di allontanarsi dalla CIA per restare accanto alla "sua" infermiera: l'ennesima stonatura "melassosa". Resta comunque un film riuscito, realizzato e recitato con partecipazione. Se Scott ha girato di meglio, è riuscito a girare anche ben di peggio rispetto a "Body Of Lies".
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