Regia di Vincenzo Salemme vedi scheda film
L’umorismo del cinema di Salemme continua a essere SMS: Sotto Mentite Spoglie. C’è ma non si vede, come dal titolo del suo film precedente, per altro piaciuto tantissimo al pubblico. Un anno dopo, l’autore/attore napoletano ritorna con una commedia che forse in fase di scrittura vantava addirittura ambizioni dolceamare. Tema: realtà e finzione, che in certi casi è facile confondere. Ambizioni che si annacquano, però, tra trovatine e battutine, giochini di parole e scenette. Si parte adagio, girando al largo, con la storia di Arturo Cremisi, divo delle soap che patisce la rivalità di un baby attore più divo di lui. Si divaga sulle questioni con l’amante ruspante Iaia Forte, donna sull’orlo di una crisi dei sensi, e l’agente dislessico Sergio Rubini, che dice cose tipo «campo magnesio» al posto di campo magnetico. Poi si capisce dove la questione vada a parare: salta fuori un bimbo che crede di essere figlio di Cremisi, forse perché l’ha visto in Tv, con la bella mamma in difficoltà e lo zio picchiatello Panariello, che così può rispolverare il repertorio. Morale della favola, nessuno sta fermo un attimo, ma manca il ritmo, e la comicità è rimasta agli equivoci di Totò, come quando certi snob bevono Tavernello e credono sia Brunello.
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