Regia di John Moore vedi scheda film
Una vicenda relativamente semplice e una serie di riferimenti cinematografici, dalle atmosfere noir alle citazioni action tra John Woo e Matrix, facevano di Max Payne il videogame perfetto per un adattamento cinematografico. Tanto che lo sceneggiatore ha pensato di potersi limitare a riassumerlo o poco più. Ma se nel gioco l’immedesimazione con il protagonista è inevitabile, al cinema non scatta mai. La vicenda di questo poliziotto che tornato un bel giorno a casa ritrova la sua famiglia massacrata, e quindi si spinge oltre i limiti del distintivo in cerca di giustizia, rimane un semplice topos narrativo. Moore punta sull’azione, ma la sua nuova e più avanzata versione del bullet-time di Matrix è estetizzante, patinata e gelida, buona per uno spot ma priva di adrenalina. Stesso vale per gli angeli, molto belli a vedersi e inizialmente misteriosi ma alla lunga un po’ stucchevoli. Del resto è tutto il film a essere tronfio, nonostante il direttore della fotografia faccia il possibile con un bel lavoro sui colori. Wahlberg è funzionale alla parte, mentre la Kurylenko si vede poco e la Kunis non ha modo di far respirare il personaggio. Fallimentare infine il villain interpretato da Amaury Nolasco, il Sucre di Prison Break.
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