Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
Visto a 3 anni dall'uscita, la sera dopo mine vaganti, devo ammettere di aver sentito un senso di disgusto per questa prova di ozpetek, regista che ha alternato lavori riusciti ad altri di tono nettamente inferiore. Era da mesi però che non vedevo un film così deprimente, non brutto. Non brutto perchè è girato bene, la scenografia e Roma funzionano come palcoscenico notturno, gli attori offrono una buona prova corale, ottimo Mastandrea che dà grande credibilità a un personaggio crollato e a pezzi. Ma è il soggetto che rasenta lo zero. Sembra un henry pioggia di sangue con la cornice del quadretto di famiglia. Uno di quei film da cui non ti salvi, alla fine non piangi, perchè non c'è la possibilità di immedesimarsi, ma stai male, perchè ti chiedi che bisogno c'è di ritrarre l'orrore fine a se stesso. Ammesso che queste cose succedono quotidianamente, Ozpetek è andato a girare il dito nella piaga del dolore famigliare, è andato a mostrare il tabù della crisi, della violenza, dell'atto estremo. Togliere l'ombra dal tabù è un gesto quasi sempre coraggioso, ma mostrare il male dell'uomo accostandolo con la spensieratezza di una madre che cammina ignara della morte dei/del figlio o intrecciare storie che si toccano tra loro per dettagli (che nulla hanno a che fare tra loro ma che le si vuole per forza accostare) sono artifici narrativi che non possono non allontanare lo spettatore dal gradimento del film.
Ultimo giorno dell'esistenza di una famiglia.
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