Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
Scempio cinematografico del romanzo di Melania G. Mazzucco. Questo film frantuma il racconto in una serie di insulsi flash su eventi marginali, tanto che chi non ha letto il libro può aver difficoltà a capire, e chi l'ha letto stenta a riconoscerlo. La versione originale della storia è corale, frenetica, convulsa, carica di quella sferzante tensione interiore che è scatenata dalle incertezze, dai dilemmi, dai dubbi, dal timore del fallimento, e che, di tanto in tanto, esplode in rabbia, si scioglie in passione o devia in frivolezza. La pellicola ne è una riedizione falsata e assurdamente striminzita, che ne riproduce vagamente la trama, tralasciando, purtroppo, tutti gli episodi veramente interessanti. Lo spirito variegato e drammatico della complessa opera letteraria si perde così in un contenitore vuoto, i cui contorni sono i tratti di una sterile sintesi degli avvenimenti, nella quale i personaggi sono più testimoni che protagonisti, e sembrano raccontare la propria storia restandone al di fuori. La vicenda perviene al suo tragico epilogo in maniera improvvisa e ingiustificata, e, se l'empatia con lo spettatore è nulla, il problema dell'analisi dei fatti Ozpetek nemmeno se lo pone.
Brillantissima prova. Unica nota positiva in un film che, per il resto, si attesta sullo zero assoluto.
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