Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
Ozpetek si avventura in questa trasposizione letteraria con l'aria di chi fà il compitino in bella calligrafia e senza uscire dalle righe. Disegna addosso ai protagonisti, Ferrari e Mastandrea, il disagio, la rassegnazione e la sconfitta con la matita e la voce grossa cosi che nessuno possa prendere strani abbagli strada facendo ed il film lo inizia proprio dalla fine tanto per ribadire: non vi fate illusioni, stasera non c'è spazio per nessun riscatto. Non concede una virgola di serenità (salvo alla Ferrari finale col gelato - la calma prima della tempesta -) e costella il tutto con dei "corti" incompiuti e smozzicati che non coinvolgono ma distraggono togliendo spazio e respiro ad un'analisi che avrei auspicato più minuziosa su le due vite in corto circuito di Emma ed Antonio e sui loro perchè clamorosamente latitanti... Ecco il rimprovero principale: il film è troppo ribadito. Mastandrea l'ho trovato addirittura sacrificato in questo personaggio senza via d'uscita a prescindere. E la Ferrari, truccata come Willy Wonka, viene imbastita pure lei per una recita a senso unico. Si esce dal cinema con molto poco di nuovo in cascina stavolta...
In questo film serve solo a far fare una figura da pirla alla polizia. Era proprio necessario?!? E realistico, mi chiedo!? bah!..
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