Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
Doloroso e ben costruito, questo lavoro di Ozpetek. Ottima la prova degli attori
Emma e Antonio, sposati con due figli, sono separati da circa un anno. Antonio vive da solo nella casa dove avevano abitato insieme; Emma è andata a stare da sua madre coi bambini. Poi, una notte una volante accorre presso questo stabile e la polizia si accinge a fare irruzione nell’appartamento dove si sono uditi degli spari. Il film va a ritroso, raccontando le ventiquattro ore precedenti a questo fatale avvenimento, in un serrato rincorrersi di eventi, la vita semplice eppure ‘unica’ di un gruppo di personaggi accomunati dallo stesso mal di vivere, seguiti da vicinissimo. Antonio di cui accennato nell’introduzione alias Valerio Mastandrea, è un poliziotto che non si rassegna alla separazione dalla moglie Emma alias Isabella Ferrari e imperterrito continua a tormentarla, in uno sfiancante stalking, lei peraltro unica fonte di reddito per la famiglia, è reduce da un licenziamento in un call-center. Attorno a questo nucleo centrale ruotano le altre storie: quella dell’onorevole Elio Fioravanti, al quale Antonio fa la scorta, dopo tanti tentativi di abboccamento con un fantomatico Presidente, intuisce di essere stato lasciato solo, ad affrontare la giustizia, Maja alias Nicole Grimaudo, sua giovanissima moglie stanca di essere trascurata intenderebbe chiudere il rapporto, ma proprio quel giorno si accorge di aspettare un figlio da lui. Aris, figlio del primo matrimonio di Fioravanti, capisce di aver scelto degli studi universitari inadatti, solo per assecondare velleità paterne e decide di cambiare vita e città e cosi emanciparsi dalla sua “ingombrante” presenza; Mara la Monica Guerritore è l’insegnante di italiano di Valentina la figlia grande di Emma, dopo una cocente delusione amorosa, trascorre un’intera serata a chiacchierare con l’ignara donna. Le loro storie si incrociano su questo caleidoscopico palcoscenico, di una Roma caotica e inquietante, scorrono davanti ai nostri occhi, le aule scolastiche “pollaio” e i bus che portano in giro miserie umane, le degradate strade di periferia e quelle dello shopping del centro, gli emarginati, il lavoro che più precario non si può, madri in corsa contro il tempo, padri che non sanno fare i padri, figlie premurose, lungo un percorso a gimcana, dove è difficile dare sostanza ad una realtà cosi frammentaria e sfuggente. Il finale peraltro tristemente anticipato dalle note iniziali è un pugno nello stomaco. Basato sull’omonimo romanzo pubblicato nel 2005 e scritto da Melania Mazzucco, per quanto relativamente asciugato ed edulcorato dal regista Ferzan Ozpetek, da tutta la violenza intrisa nelle pagine, è comunque abbastanza brutale. Si tratta del suo primo filmo tratto da un romanzo e non scritto direttamente da lui.
È una storia dolorosa che parla di sentimenti forti, ed emozioni totali e devastanti, un’opera corale, di esseri umani che sbagliano spesso e troppo, e quindi destinati a soffrire. Degli attori feticcio di Ozpetek troviamo soltanto, in un piccolissimo cameo la Serra Yilmaz.
Quello che invece è consueto nel cinema del regista, è la centralità della figura della donna, "Un Giorno Perfetto" è un film fatto di grandi donne e recitato da grandi attrici.
Donne che vanno avanti, nonostante le ostilità della vita, contrapposte ad uomini fragili che soccombono al primo ostacolo.
Ottima la regia, la mdp si sofferma in lunghi piani sequenza, grande cast, superlativo Valerio Mastrandrea, eccellente Isabella Ferrari; geniale Ozpetek nel sottolineare i momenti cruciali del film tramite l’assenza delle parole, cosi da lasciare spazio solo agli sguardi: a volte con il totale silenzio, oppure con la musica assordante, che ci permette di percepire il fuoco emotivo che cova dentro gli animi. Il film ha più di dieci anni , ma basta leggere le cronache quasi giornaliere, per rendersi conto di quanto questa vigliacca e criminale tecnica di rappresaglia adoperata dagli uomini per colpire compagne, che hanno il torto di aver troncato relazioni malate e morbose, sia attuale; sembra impossibile che l’amore si possa rovesciare in un odio talmente forte da rendere cosi folli e criminali, da arrivare ad uccidere i propri figli per punire mogli e madri. E' un meccanismo perverso e innaturale che è veramente difficile da comprendere.
"Il giorno perfetto" del titolo è ovviamente beffardo
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta