Regia di Stefano Salvati vedi scheda film
È finito Il tempo delle mele, e i mocciosi di Stefano Salvati non hanno nulla a che vedere con quelli di Brizzi e Moccia. Sono cattivi, dannati, persi. La peggio gioventù di questo inizio Millennio si fa tutto quello che trova, organizza orge davanti alle webcam, disputa gare di sesso orale. Così Chiara, alter-ego senza scopi né valori della ragazzina descritta da Vasco Rossi nella sua Albachiara. Così Nico, faccia d’angelo e lineamenti alla River Phoenix (Davide Rossi, figlio del Blasco, gli somiglia davvero). Così gli altri. Vietato ai minori di anni 14, l’esordio nel lungometraggio del regista di spot e clip Salvati non fa sconti. Deforma il titolo della citata canzone e si basa su oltre 800 interviste rilasciate dalla cosiddetta generazione K. Ma, apprezzate le intenzioni, resta un film su cui pesano scelte imbarazzanti. Attori improbabili, accozzaglia indigeribile di registri, comicità involontaria, dialoghi fastidiosi. Un po’ clip, un po’ spot, e un messaggio che arriva «piano per non far rumore»: chi tocca certe cose muore. Che fatica però. Sorbirsi oltre novanta minuti che ricordano tanti, tra i peggiori, cortometraggi in circolazione. Jump-cut, inserti animati, pistole.
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