Regia di Marco Pontecorvo vedi scheda film
Un tema che avrebbe portato inevitabilmente da altra parte, visto l'argomento eppure è rimasto in dei canoni in cui il facile pietismo e lo pseudo moralismo rimangono estranei. Il gioco di Miloud è scoperto, ma regia e sceneggiatura ne traggono un discorso diverso e più inquietante. Pontecorvo si avvale della collaborazione di Roberto Tiraboschi, già ottimo collaboratore di Soldini,e fanno un lavoro anche a tratti raffinato che tiene conto delle nostre radici neorealiste, spostandosi poi un campo contemporaneo nostro. Che Marco sia figlio di Pontecorvo ha senz'altro inciso, La Battaglia di Algeri insegna non poco, la regia va forte sulle situazioni senza melodrammatizzare, ed in effetti nessuna sottolineatura è adatta a questo argomento, lo sguardo si serve del documentarismo, ma va oltre venendo dal cuore, con sentimenti che plasmano solo sulle immagini e questo è cinema vero dal profondo, d'altra parte Pontecorvo viene dalla fotografia e con questa scrive alla perfezione, tramite Vincenzo Carpineta, e con sensibilità, ma i contenuti e la direzione hanno già una loro maturità naturale.
Quello che è interessante è che il discorso fatto sulla infanzia non è un discorso che si restringe al solo fatto rumeno e da come vien proposto il film, lo si capisce benissimo.
Un discorso a parte mi ha lasciato perplesso ed è quello della lingua, Francese, Rumeno, Italiano.... qui reso alla stessa maniera...
Una trama che colpisce al cuore dal punto giusto e originale
Figlio di..., ma il back ground lo allontana moltissimo da questo tipo di discorso e qui ha davvero una conferma assoluta come esordio
la sua storia ha contribuito a fare il film
Il prete attore sensibile e perfetto
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