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Pa-ra-da

Regia di Marco Pontecorvo vedi scheda film

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La recensione su Pa-ra-da

di giancarlo visitilli
8 stelle

Troppo brutta per essere vera, questa favola raccontata da Marco, figlio di un altro grande regista, Gillo Pontecorvo, alla cui memoria è dedicato il film, regista da sempre in prima linea nella difesa di un’idea di cinema civile e impegnato.
PA-RA-DA, infatti, non è soltanto la straordinaria storia di Milhoud Oukili, che giunto da Parigi a Bucarest nel 1992, professione clown di strada, progetta un mese di vacanza solidale con i bambini delle fogne di Bucarest, ma è anche la storia di un popolo, soprattutto quello dei bambini rumeni, che vivono attaccati a buste con all’interno colla, come fossero le loro ‘bombole d’ossigeno’. Sono i cosiddetti “boskettari”, bambini che vivono come bestie sotto i canali della capitale rumena, sniffatori di colla (unica possibilità per non avvertire i morsi della fame), vittime di pedofili e ricettatori, questi bambini rappresentano il non ultimo lascito del sistema voluto da Ceausescu, in un paese già di per sé affamato di giustizia, ma anche di pane.
Come una sorta di cristo-pagliaccio, camuffato con poco rossetto e un naso di plastica rossa, Milhoud conquisterà con grande fatica la fiducia dei bambini, insegnandogli l’arte del rispetto prima e del gioco poi, passando attraverso la magia dell’arte circense. PA.RA.DA., oltre ad essere il titolo omonimo del film, è il nome del gruppo circense che Milhoud ha fondato insieme ai suoi piccoli straccioni.
L’esordio di Marco Pontecorco non regala il classico cinema di denuncia, perché, servendosi di quell’efficace genere che è il documentario, riesce ad avere il carattere di un film didascalico, moraleggiante al modo giusto, non rifuggendo da un certo pietismo che conduce lo spettatore anche alle lacrime. E questo non può essere assolutamente considerato un spregio per chi fa cinema. E’ a tutti gli effetti un film sull’immigrazione, adatto al pubblico di Napoli, come a quello di Milano, capace di far riflettere e ripensare, e non dimenticare, per esempio, le tristissime vicende di cronaca di questi giorni nel nostro Paese, generate da odio, risentimento e razzismo. Milhoud, a tal proposito, è colui che si affaccia nel mondo dei bimbi rumeni con molto rispetto, senza necessariamente inculcare con la forza una propria cultura. Il circo e l’arte di strada sono l’unica ‘legge speciale’ da lui utilizzate per ottenere sicurezza, nonostante per le strade della Romania di sicurezza ve n’è veramente zero. Non ha bisogno di alcuna impronta digitale per capire quanti sono i bambini da ‘salvare’. La sua è con-divisione. E’ questo che nel film, e nella realtà, dà i brividi. Siamo al limite dell’utopia. Il gioco e il sorriso come mezzi per combattere la miseria e la durezza della vita. Strumenti di integrazione.
PA.RA.DA. oggi, oltre che un film, è uno dei più affermati gruppi circensi, che porta in giro per l’Europa i suoi spettacoli, in cui gli attori-cristi-pagliacci sono i bambini, o quello che rimane di loro, essendo i primi attori ormai giovani ventenni. Frenetici, allo stesso modo della macchina da presa di Pontecorvo, capace di inseguirli fin nelle viscere della terra, non solo come testimone, ma partecipe della loro vita sofferente, ma alla fine non priva di speranza. Perché il film PA.RA.DA. ha speranza da vendere, la stessa per la quale s’è speso (e continua ancora a farlo) Milhoud. A tutto ciò si aggiunga l’intensissima colonna sonora di Andrea Guerra, anch’egli armonicamente gitano e clown, per rendere questa favola una bella pagina del nostro cinema.
Giancarlo Visitilli



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