Regia di Uberto Pasolini vedi scheda film
Una riflessione sul film e insieme sul fenomeno dell'immigrazione di oggi.
Difficile non provare simpatia per una banda di miserabili pezzenti, comunque meno buoni a nulla tra i miserabili, o meno disperati tra i più disperati. Come del resto ha scritto qualche altro utente, succede che nei film si tifa per i manigoldi, che pure in questo film non fanno nulla di male.
Tranne, ovviamente dal punto di vista strettamente legale, infrangere le leggi del loro paese e di quello che li riceve, nonché turlupinare tutte le persone che colà li accolgono.
Non è un fatto trascurabile: e infatti l'irruzione della polizia negli alloggi degli atleti è episodio fondamentale e ineliminabile della storia e preludio al gran finale: tutti sanno (protagonisti di una parte e dell'altra, dentro il film, e spettatori fuori) che i pezzenti vanno arrestati e rispediti nel paese di partenza.
Lo dico perché questo fatto tanto lapalissiano seppur crudele oggi è diventato un tabù: chi riesce a varcare, illegalmente, i nostri confini nazionali (anche se in modi diversi; magari mettendo a repentaglio la propria vita e quella dei prori figli, come se ciò costituisse un merito anziché un crimine) deve essere accolto e mantenuto senza nessuna riserva; e chi invece riserve ne ha, viene giudicato un razzista o uno xenofobo.
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