Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film
William James (Jeremy Renner), freddo artificiere sprezzante e ribelle, che disinnesca senza esitare bombe, commilitoni, nemici e matrimoni, resta indeciso e titubante, a mio parere, in una scena chiave del film, al supermercato: davanti ad una parete di cereali da breakfast. Quale scegliere? Non possono diventare questi i dilemmi cruciali di un uomo che salva vite, che lavora per il Mondo. Fuck ai cereali quindi, ai supermercati, al giardino da curare. Me ne torno in Iraq. Questo il messaggio della Bigelow. Fuck a tutti quelli che sgranocchiano popcorn al cinema, e che sono pratici giusto di cereali.
E poi di guerra con camera a spalla e dialoghi infarciti di fuck e shit se ne vede e sente già troppa, basta il telegiornale a volte, da La sottile linea rossa in poi non c'è quasi più niente da sviscerare (nel reale senso del termine).
Bisognerebbe magari soffermarsi su una nuova tornata di cinema realista, sulle lunghe giornate di quei soldati che si alzano al mattino e che dopo una lunga giornata di silenzio, sudore e polvere, ringraziano una qualche entità per avergliela fatta sfangare ancora una volta.
Ma non pagherebbe cinematograficamente. Niente esplosioni, niente disobbedienza ai codici militari, niente atti eroici. Solo un'attesa appiccicaticcia da maledire.
Si, la guerra fa schifo ma c’è chi la consuma a siringhe virtuali, anche se il più delle volte è gente che se ne rimane nella stanza dei bottoni, senza cecchini alla finestra e con l'aria condizionata.
In The Hurt Locker non c’è nulla di davvero mai visto (ad eccezione, forse, dell’esplorazione del ragazzo-bomba), e men che meno materiale da oscar, gli Oscar sono un altro discorso ed io, che la Bigelow la amo - non fosse altro che per un solo film -, non glieli avrei comunque assegnati, né a lei né ad un film di guerra (ops! …missione di pace).
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